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Ultima coltellata di Renzi a Letta: "Nessuno ha fatto il suo nome"

L'ex premier silurato dalla corsa alla presidenza del Consiglio Ue. Il sì di Renzi a Juncker in cambio di più flessibilità

Ultima coltellata di Renzi a Letta: "Nessuno ha fatto il suo nome"

Dopo un lungo braccio di ferro, è arrivata l'intesa. Una sorta di do ut des. La nomina di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea in cambio di una maggiore flessibilità per quei Paesi che faranno le riforme strutturali. "Ho votato a nome dell’Italia per Juncker in una procedura che si è esplicitata in una maggioranza - ha spiegato il premier Matteo Renzi - perché c’era un documento e perché c’era un accordo politico tra le forze di coalizione". Nel patto con Angela Merkel, però, non rientra la nomina di Enrico Letta alla presidenza del Consiglio Ue.

Non solo stabilità, ma anche crescita. Forse la politica del rigore a tutti i costi è finalmente al capolinea. In conferenza stampa a Bruxelles, dopo ventiquattr'ore di braccio di ferro con la cancelliera tedesca, Renzi parla di "svolta storica" per l'Unione europea. Nella bozza finale il Consiglio europeo ha infatti deciso che se un Paese fa le riforme strutturali ha diritto a una flessibilità più ampia. "Ora però le riforme vanno fatte", ha avvertito il premier secondo cui la road map dei "mille giorni" non rallenta il percorso ma dà un arco temporale per la loro applicazione. "C'è grande convinzione e determinazione del governo a procedere nella corretta direzione sulle riforme strutturali, che non sono un optional - ha spiegato il presidente del Consiglio - chi in Italia dice che si può far finta di niente e aspettare che passi altro tempo, sappia che non è così e non può essere così". I fatidici "mille giorni" di Renzi partiranno il primo settembre 2014. Ci sarà un count down sul sito del governo e saranno indicate una serie di iniziative su cui l'esecutivo sarebbe già al lavoro. "È il modo per dimostrare in Europa e non solo, che facciamo terribilmente sul serio", ha continuato il premier che punta tutto sull'accordo raggiunto con Silvio Berlusconi e Forza Italia sulle riforme costituzionali.

Nell'accordo che Renzi è andato a stringere a Bruxelles non rientra certo il futuro di Letta che, nelle ultime ore, era dato per certo come nuovo presidente del Consiglio Ue. La nomina dell'ex premier è andata magicamente in fumo. "Questa ipotesi di Letta l’ho letta sui giornali italiani e avanzata da politici italiani, fonti qualificate, ma non dalle cancellerie europee", ha dichiarato Renzi spiegando come l'intricato incastro delle nomine Ue ricordi "la cencelliana memoria italiana". "Se ci sono tre presidenze (il Consiglio, la Commissione e la Bce, ndr) - ha continuato - è difficile pensare che su tre presidenze, due spettino all'Italia".

Soddisfatto del risultato portato a casa, Renzi abbona addirittura le colpe della Merkel sulle cattive politiche economiche dell'Unione europea. "Con la Merkel abbiamo discussioni e confronti quotidiani - ha spiegato - io sono considerato tra quelli che ha innovato la politica italiana perché ha smesso di considerarla colpevole di tutto e responsabile di tutto". Secondo il presidente del Consiglio, infatti, "se l’Italia ha problemi la colpa è dell’Italia". Così, dopo aver assicurato alla cancelliera tedesca (non senza una punta di malizia) che l'Italia non farebbe mai "ciò che ha fatto la Germania nel 2003", e cioè sforare il tetto del 3%, ci ha tenuto a sottolineare che l'Italia non è nella Ue "con il cappello in mano", ma è "un grande Paese che non ha timori reverenziali verso nessuno". Eppure, sebbene se sul fronte della flessibilità qualcosa sia riuscito a spuntare, meno bene è andata la partita sull’immigrazione. Nella bozza conclusiva il concetto di reciprocità del riconoscimento dell’asilo, a cui puntava Renzi, è infatti scomparso.

Resta tuttavia il rafforzamento di Frontex, altro punto su cui aveva scommesso il governo italiano.

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