Stile

Europa contro Stati Uniti La grande sfida del golf è questione di eleganza

Tra colori pastello, rituali, regolamenti e silenzio i campioni individualisti diventano squadra

Vincenzo Martucci

Può il più individualista degli sport diventare sport di squadra? Il golf, che è anche il più ricco degli sport individuali, il più egocentrico, il più personale, il più solitario, il più alienante, e il più inesplicabile, ha imitato per una volta il tennis, e la mitica coppa Davis datata 1900, varando dal 1927 la Ryder Cup. Però, da precursore del business e del management sportivo, ha dribblato gli interessi di atleti ed organizzatori di tornei, coniando da subito la formula biennale della gara e varando, dal 1979, l'attuale sfida fra Stati Uniti ed Europa.

Così, i super ego del green non vedono l'ora di ritrovarsi tutti insieme con uno spirito completamente diverso per risolvere il vecchio dilemma: la mette prima in buca il vecchio o il nuovo continente? Per una volta ogni due anni, non è questione di quattrini, il montepremi non c'è proprio. Le spese sono tutte pagate, l'ospitalità è da favola, basta e avanza la soddisfazione di esserci, di far parte di un evento così unico e qualificato, di giocare per la bandiera, per i compagni, per una supremazia che scricchiola dopo otto successi dell'Europa negli ultimi dieci anni. Così, l'atmosfera della Ryder è sempre magica, già nel mettere insieme e nel fondere poi in campo le qualità di campioni diversi per personalità e qualità. Superando campanilismi e nazionalismi più ancora della moneta unica. E, pur cambiando fisionomia, esalta ancor di più le qualità dello sport che, alla forza pura del drive, unirà sempre sensibilità e accuratezza nei colpi d'approccio e nel putt, oltre che concentrazione, freddezza, capacità di reazione. Unito alla signorilità dello stile, dal vestiario al comportamento. Rubando al tennis dei gesti bianchi la qualifica di noble art. Un clown, sul green, c'è stato, ma uno solo: John Daly, che ha creato il LoudMouth Golf Apparel e ha sfoggiato lui stesso vestiari eccentrici, vendendoli al pubblico. Ma, ahilui, Wild Thing, Long John, The Lion, è rimasto famoso per una maglia nera, quella di unico campione in assoluto, che, pur avendo vinto due Majors (Pga Championship 1991 e British Open 1995), non è stato mai convocato per la Ryder. Lì dove il golf degli individualisti per eccellenza diventa sport di squadra, ed anche sublimazione di colori-pastello, abitudini, rituali, bibbia fin troppo vasta dei regolamenti e, soprattutto, scenario classico: una bella e insolita cornice, ridondante del verde dei campi e degli alberi, in paradisi da favola, oasi indimenticabili che cancellano il caos del nostro vivere comune. Un mondo a parte, dove si parla sottovoce e si spengono i cellulari, e il vestiario classico rimane il rosso-nero di Tiger all'ultimo giro del torneo, quando il popolo del golf attende che il Fenomeno vada all'attacco.

Sul tappeto verde del golf, l'eleganza è necessaria più dello swing. E poiché lo stile è l'uomo significa anche auto-accusarsi di un errore, di una palla toccata, di una regola non rispettata, di un punto conteggiato male. Stile significa applaudire l'avversario durante e dopo la gara, parlottare amabilmente con lui fra una buca e l'altra, attendere il proprio turno senza spazientirsi, risistemare il green e il bunker dopo il proprio passaggio, non disturbare la visuale del compagno di cordata, considerare che si gioca contro il campo ma, in realtà, sempre e solo contro se stessi. Per cui, alzare il pugno al cielo, si può, certo che si può, ancor di più in Ryder Cup, ma non si fa per festeggiare l'errore del rivale. Come, ahinoi, oggi succede ormai ovunque nel tennis, anche per il doppio fallo, che sentiamo augurare al nemico da parte di qualche telecronista partigiano.

Da cui sgorga spontanea la domanda: ma il tennis non poteva copiare dal golf e invece di rivoluzionare la coppa Davis trasformarla in biennale come la Ryder Cup, magari allargandola a una sfida Europa-Resto del mondo? Roger Federer e il suo manager ci hanno provato con la Laver Cup, ma chissà se reggerà quando il Magnifico non scenderà più in campo, con quest'etichetta di torneo a inviti per gli amici che equivale ad esibizione, e quindi partecipazione per soldi. Vuoi mettere con il grande onore di batterti per un Continente come l'Europa o di un mondo a parte come gli Usa? I maestri del golf vantano il circuito professionistico più ricco e importante (il Pga Tour), ospitano tre Slam su quattro e tutti gli altri maggiori tornei, presentano sei giocatori su dieci nei top ten e a Parigi hanno sfoderato forse la nazionale a stelle e strisce più forte di sempre.

Ma, come capita spesso nella Ryder Cup, questo potrebbe non bastare.

Commenti