Sport

Evitate almeno i baci alla maglia

I n questi giorni, avvicinandomi alla Piazza del Duomo di Milano, mi sono imbattuto in una bancarella che esponeva e vendeva poster e quei ritratti a pastelli e gessetti che abbozzano ignoti pittori di strada. In vista, accanto a quelle dell'intramontabile Marilina e di George Clooney, c'erano le facce di Luis Figo e di David Beckham, i due divi dell'Inter e del Real Madrid rilanciati di recente in vetrina dagli scandalosi favori del dio quattrino.
Beninteso, Figo e Beckham si trovano investiti da una pioggia di soldi (di provenienza araba o americana non importa) che permetterà loro di ingigantire conti in banca già miliardari. E che cosa dovevano fare sotto la pioggia: aprire l'ombrello o tenerlo chiuso? Dovevano tenerlo ben chiuso perché nessuno di noi, sia detto chiaramente, nei loro panni l'avrebbe aperto. E dunque se, oltrettutto in prossimità del tramonto di carriera, sono riusciti a trovare chi è pronto a regalargli una miniera d'oro, avanti e complimenti.
Dev'essere però altrettanto beninteso che quanto dentro casa (e cassa) loro sta accadendo, nulla o ben poco, ormai, ha a che vedere con lo sport del calcio, con la remota e poetica origine di quello che era un giuoco. Dall'iniziale fase ludica siamo passati e pervenuti alle recite pretese dal cinismo professionale e a certe conseguenti sceneggiate irritanti: il bacio, davanti a fotografi e teleoperatori, alla nuova maglia e la commossa (si fa per dire) confessione del medesimo mercenario di lusso il quale sostiene di averla avuta nel cuore, giusto quella maglia, fin da bambino. È già accaduto, più o meno, il giorno in cui Ibrahimovic è sbarcato all'Inter provenendo dalla Juventus e, in qualche modo, quando Shevcenko ha spiccato il volo dal Milan al Chelsea. Adesso aspettiamo fiduciosi Figo e Beckham. E magari Ronaldo...
Questi signori, anziché riempirci i taccuini di inni allo sport, dovrebbero almeno ammettere: adoperando i piedi, noi siamo diventati imprenditori e abbiamo accumulato un patrimonio che può soltanto sognare chi ha cercato o cerca di usare appena il cervello.

Peggio per lui.

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