Cultura e Spettacoli

Favino è un industriale in crisi nell'ultimo film di Giuliano Montaldo

Iniziate a Torino le riprese del nuovo film diretto dal regista de «L'Agnese va a morire». Il capoluogo piemontese fa da quinta a un dramma ambientato in un presente difficile segnato dalla globalizzazione e dalla crisi economica

Quando nel 2006 si piazzò davanti alla cinepresa di Nanni Moretti per interpretare un regista «anziano» in crisi professionale ma curioso e ancora pieno di entusiasmo, Giuliano Montaldo aveva fatto pensare a un «medaglione» molto autobiografico. Invece, a dispetto della particina nel «Caimano» e a dispetto dell'anagrafe (è nato a Genova nel 1930), il regista de «L'Agnese va a morire» e «Tempo di uccidere», è tornato sul set. Oggi sono infatti iniziate a Torino le riprese de «L'industriale», tratto da un soggetto originale dello stesso Montaldo e di sua moglie Vera Pescarolo. Pierfrancesco Favino (il protagonista) veste i panni di un industriale in crisi. Da un lato ha paura di perdere la moglie (Carolina Crescentini), dall'altro l'azienda ereditata dal padre. Montaldo ha scelto di tornare al presente (la crisi economica, che dal 2007 a oggi non ha smesso di drenare le nostre residue certezze, è in buona sostanza coprotagonista della pellicola) dopo la sua ultima fatica «I demoni di San Pietroburgo» (2008) dedicato alla vita di Feodor Dostoevskij.
La storia è quella di Nicola che ha quarant'anni ed è proprietario di una fabbrica, ereditata dal padre, sull'orlo del fallimento. Nicola è strangolato dai debiti e dalle banche, nella Torino che vive la grande crisi economica che soffoca tutto il paese. Ma è orgoglioso, tenace. Ha deciso di risolvere i suoi problemi senza farsi scrupoli, esattamente come le finanziarie che lo vorrebbero al tappeto. Laura, sua moglie, è sempre più distante. La sta perdendo, se ne è accorto, ma non fa nulla per colmare la distanza che ormai li separa. Assediato dagli operai che lo pressano per conoscere il loro destino, in attesa di concludere una joint venture con una compagnia tedesca, Nicola avverte che qualcosa sta turbando l'unica certezza che gli è rimasta: il matrimonio. Ma invece di aprirsi con Laura comincia a sospettare di lei. E a seguirla di nascosto. Tutto precipita. I tedeschi rifiutano l'accordo e Laura annuncia che ha intenzione di separarsi. Nicola annaspa e tira fuori il peggio di sé. Poi la ruota della vita di Nicola gira. Tutto sembra tornare a posto: l'azienda, il matrimonio, il successo sociale. Ma Nicola ha più di un segreto e Laura non tarderà a smascherarlo.
La filmografia di Montaldo è caratterizzata da sempre da un doppio binario. Da un lato il cinema come lente d'ingrandimento del passato recente e del presente. Dall'altro come celebrazione del Novecento letterario. Un merito doppio, quindi, il suo. Che non ha voluto mai alzare lo sguardo oltre l'orizzonte del suo stesso pubblico. Senza però cedere a facili soluzioni, al solo scopo di ottenere un consenso scontato. E fin dal suo primo lavoro, «Tiro al piccione» (1960), il regista genovese ha saputo offrire un punto di vista affatto originale. Nel suo debutto cinematografico, Montaldo racconta, infatti, in maniera tutt'altro che oleografica una pagina della Resistenza. Anticipando di oltre trent'anni le considerazioni della guerra partigiana come «guerra civile», che hanno animato il dibattito degli storici all'indomani della pubblicazione nel '91 del ponderoso saggio di Claudio Pavone.
Le riprese de «L'industriale», prodotto da Rai Cinema, si concluderanno alla fine di febbraio. La sceneggiatura è firmata dallo stesso Montaldo insieme con Andrea Purgatori.

Il film uscirà nelle sale italiane nell'autunno prossimo.

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