Qualcosa che sembrava perduto e ci viene restituito. È questo il primo pensiero di fronte alla pittura del giovane Roberto Ferri, tarantino, classe 1978. Dopo il grande successo allIstituto di Cultura Italiana a Londra e dopo la mostra al Vittoriano dellultima estate, le sue opere si trovano esposte stabilmente presso la galleria «Il Cortile» che si trova in via della Scrofa 111.
Michelangelo, Caravaggio, Guercino, Delacroix, sono solo alcuni dei grandi maestri del passato cui Ferri si ispira, riproponendo una tecnica autorevole e uno stile che sembravano definitivamente tramontati.
«Quando in una Biennale - commenta lartista - si è abituati a installazioni, video o fotografie, vedere un quadro dipinto come si faceva una volta, è in un certo senso spiazzante. Fin da quando ero bambino e rubavo i pennelli a mio nonno mi sono appassionato allarte figurativa. Trapiantato a Roma per studiare allAccademia, ho capito qual è la vera pittura visitando le chiese e i musei».
Le anatomie perfette, i chiaroscuri caravaggeschi e le magiche trasparenze di un colore ad olio sfruttato in tutte le sue potenzialità riempiono gli occhi, procurano un piacere fisico immediato che va al di là dellelaborazione concettuale. Sotto la maschera di unatmosfera «Pompier», le figure sinuose di uomini e donne, di angeli e di creature mitologiche ritratte in pose e scorci insoliti, sono dense di suggestioni surreali. Un leggero sadismo pervade i quadri in cui i corpi sono trafitti da lancette, da sottili catene dorate, oppure si fondono con gli ingranaggi di sestanti astronomici: Roberto Ferri cita in continuazione i modelli del passato, ma dà ampio spazio al suo subconscio e alle inquietudini di oggi in una forma pittorica così ricca che farebbe accettare il più inquietante dei turbamenti.
Tra coloro che osservano i suoi quadri, alcuni si fanno il segno della croce, altri lo accusano di mero accademismo, moltissimi lo venerano in maniera entusiastica. Se, come sembra, andiamo incontro a una crisi del contemporaneo, questo giovane artista rappresenta paradossalmente linnovazione, con il «rabbioso» trattenimento della memoria e laudace riattualizzazione della grande tradizione pittorica occidentale. Per utilizzare olio di lino, pigmento e tela, senza l'ausilio di prodotti sintetici, Ferri ha speso anni di studio sugli antichi trattati di pittura. Come nellantichità, i modelli che ritrae sono soprattutto persone comuni incontrate per la strada, in alcuni casi persino clochard.
Tutto sommato anche la normalità della sua vita privata potrebbe essere definita «scandalosa» per un artista di oggi.