Mondo

Un film sulla Sgrena, ma senza Sharon Stone

Lucio Giordano

da Roma

Sharon Stone che interpreta Giuliana Sgrena. Di sicuro un film che avrebbe incassato milioni di euro. Ma la giornalista del Manifesto rapita in Irak per 28 giorni, alle Giornate professionali del cinema in corso a Roma, rivela che la proposta della star di Hollywood, pur golosa, l’ha scartata in tempi brevi: «Con gli studios non eravamo d’accordo sul finale. Gli americani in pratica volevano sorvolare sulla morte di Nicola Calipari, l’agente dei servizi segreti ucciso dal fuoco amico». E così la Sgrena, scartato anche un secondo progetto italiano, si è affidata a Enzo Monteleone, regista di El Alamein: «Quando ci siamo messi attorno a un tavolo, ho capito che il suo approccio alla mia vicenda sarebbe stato quello giusto, e perciò i diritti del mio libro edito da Feltrinelli che sto scrivendo sul mio rapimento ho preferito venderli a lui».
Fuoco amico, titolo indovinato, coproduzione italo-francese, ma cast tutto italiano, è ancora in fase di sceneggiatura. Ci sono contatti e nulla più con un’attrice che dovrebbe interpretare la giornalista del Manifesto. Siamo dunque ancora in una fase preliminare, ma dal marito della Sgrena Pier Scolari a Enzo Monteleone c’è la voglia e l’entusiasmo per accelerare i tempi del primo ciak, previsto in autunno. Una cosa è certa, comunque: Fuoco amico non sarà un instant movie, né una storia romanzata, ma la storia fedele di quelle terribili 4 settimane in mano ai rapitori, vissute dalla giornalista. Che nel film vorrebbe emergesse soprattutto una cosa: «Il confronto e lo scontro tra culture diverse. Io donna occidentale, loro uomini arabi: curiosavamo a vicenda nelle nostre vite, studiandoci continuamente. A differenza, poi della Aubenas, nascosta in uno scantinato, i miei sequestratori mi hanno fatto vivere in un appartamento in cui si sentivano distintamente i rumori del traffico e il pianto di bambini».
In Irak, la Sgrena non tornerà, per il momento: «Almeno - dice -, fino a quando noi giornalisti saremo costretti a girare con la scorta e a raccontare una guerra inutile e devastante da una camera d’albergo. Perché io voglio tornare a lavorare sul campo.

Oppure niente».

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