Fondazioni liriche Il Tar del Lazio stecca sulla Scala

Fulmine a ciel sereno sul Piermarini, all'indomani della Prima wagneriana e durante il lungo addio di Lissner in partenza per Parigi. La tanto sudata autonomia salutata con enfasi la scorsa primavera rischia infatti di evaporare come nebbia al sole. Questa infatti potrebbe essere la conseguenza della sentenza del Tar del Lazio che, accogliendo il ricorso dei sindacati, annulla il regolamento del Ministero dei Beni culturali che consente alle fondazioni liriche più virtuose di avere un'autonomia gestionale. Un'autonomia che finora hanno ottenuto la Scala e l'Accademia di Santa Cecilia.
Erano stati Cgil e Fials a presentare il ricorso che si è concentrato non tanto sull'autonomia quanto su due punti specifici: il fatto che nella stesura del regolamento (approvato dal Consiglio dei Ministri a maggio 2010) non siano stati coinvolti i sindacati come invece prevedeva la legge e la possibilità per ciascun ente di crearsi un contratto ad hoc prescindendo dal contratto nazionale. Fonti vicine al ministero fanno notare però che sarà scontato da parte del Mibac il ricorso in appello e la richiesta di sospensiva, anche se nel merito, viene sottolineato, il problema potrebbe essere superato dal nuovo regolamento.
Per il momento, però, si tratta di un passo indietro evidente rispetto alla scorsa primavera quando Lissner e lo stesso sindaco Pisapia brindarono al risultato raggiunto: ovvero, autonomia gestionale per l'ente scaligero e un nuovo statuto che, con la firma del ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi e del viceministro dell'Economia e Finanze Vittorio Grilli, gli riconosceva dopo un lunghissimo iter una forma organizzativa speciale. In pratica, in virtù di riconosciuti meriti artistici e gestionali, l'ente lirico più famoso d'Italia avrebbe potuto stabilire in proprio assunzioni e stipulare contratti specifici. Il sovrintendente aveva esultato evocando Toscanini: «Sono emozionato perché questo riconoscimento era stato auspicato dal Maestro e caldeggiato dai miei predecessori — aveva commentato Lissner lo scorso aprile all'indomani del provvedimento — ma anche perché arriva durante il mio mandato. Un momento storico per la Scala, ottenuto grazie ai bilanci in pareggio e all'aumento della produttività resa possibile dall'impegno di tutti i lavoratori».
Ma proprio i rappresentanti dei lavoratori, con in prima linea la Cgil, avevano subito fatto capire che ci sarebbe stata battaglia. A preoccupare i sindacati una serie di questioni come il nuovo statuto del teatro, il nuovo cda con l'ingresso di altri soci privati, i fondi pubblici sempre più esigui e anche la possibilità offerta dall'autonomia di avere un contratto di lavoro ad hoc per il teatro. «Quando lo statuto sarà pubblico, lo valuteremo» aveva freddato gli animi il leader Cgil Giancarlo Albori.

E guerra è stata.

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