Leggi il settimanale

Le fonti rinnovabili nel futuro dell’Italia

Le fonti rinnovabili nel futuro dell’Italia

Forse non ce ne rendiamo conto, eppure ogni cittadino italiano consuma all’anno una quantità di energia pari a 24 barili di petrolio. All’inizio del ’900, invece, i barili in questione erano solo due. Il confronto, di per sé, potrebbe non significare molto, e anzi apparire un’ovvia conseguenza di oltre un secolo di impetuoso sviluppo tecnologico, con conseguente miglioramento della nostra qualità di vita. C’è però un dato ulteriore da considerare: l’Italia dipende dall’estero per oltre l’80% dell’energia che consuma. Ed è proprio la carenza di fonti energetiche autonome a far sì che da noi il costo per kilowattora sia il più alto d’Europa: 5,7 centesimi contro i 2,5 dell’Inghilterra, i 2,9 della Germania e i 3,4 della Spagna. Ecco perché il futuro del sistema-Italia, più ancora forse di quello di altri Paesi, non può che passare attraverso la valorizzazione e l’utilizzo delle fonti rinnovabili, quali l’idroelettrica, l’eolica, le biomasse e il fotovoltaico. Che, aspetto non meno importante, azzerano anche i cosiddetti «costi invisibili», primi fra tutti i danni all’ambiente, connessi allo sfruttamento delle tradizionali fonti fossili. La strada, d’altronde, è già tracciata da tempo a livello mondiale, dove le fonti rinnovabili vivono una stagione di grande sviluppo, rivestendo un ruolo sempre più rilevante nell’ambito della bilancia energetica complessiva. Merito degli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, come degli incentivi varati dai diversi governi, che hanno portato a una crescita di potenza ed efficienza degli impianti inimmaginabile solo 10 anni or sono.
Basti pensare che, secondo i dati riferiti al 2005, la potenza eolica nel mondo ha toccato i 58.000 MW installati, mentre quella fotovoltaica si è attestata sui 5.000 MW, con un autentico boom delle installazioni in Germania (836 MW solo nel 2005), Spagna, Giappone e Stati Uniti. Si diffondono anche gli impianti a biomasse, che in Finlandia generano circa l’11% dell’elettricità consumata e in Svezia garantiscono la metà dell’energia dei distretti teleriscaldati. E l’Italia? Si posiziona ai primissimi posti in Europa per quanto riguarda la percentuale da fonti rinnovabili sulla produzione elettrica complessiva, grazie soprattutto all’idroelettrico, alla geotermia e, in parte, alle biomasse. Scorrendo i dati relativi al 2005, a esempio, si scopre che nel nostro Paese la produzione lorda da fonti rinnovabili ha sfiorato i 50.000 GWh, pari a oltre il 16% del totale. Rispetto all’anno precedente, è aumentato sensibilmente il contributo fornito dall’eolico (più 26,9%), dal fotovoltaico (più 13,6%) e dalle biomasse e rifiuti (più 9,2%), mentre la fonte idroelettrica ha risentito del minor livello di piovosità.
Un fenomeno, quest’ultimo, che ha caratterizzato in modo significativo gli ultimi anni, andando a impattare negativamente sulla produzione rinnovabile complessiva: se nel periodo 1998-2001, infatti, la fonte idroelettrica aveva conosciuto una crescita del 14%, nei successivi quattro anni (2002-2005) è calata di circa il 9 per cento.


Comunque sia, i numeri inducono a un certo ottimismo gli addetti ai lavori, secondo i quali puntare con decisione sulle fonti energetiche rinnovabili può rappresentare per l’Italia un’occasione storica per ridurre la dipendenza delle importazioni di greggio, creare nuova occupazione e stimolare la ricerca e l’innovazione tecnologica.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica