Roma

Forza Italia sull’orlo di una crisi di nervi

Luca Rocca

Per il momento c’è una sola certezza: si è partiti col piede sbagliato. All’alba del Veltroni-bis la situazione di Forza Italia a Roma appare molto delicata e non è neanche detto che il peggio sia passato. È stata l’elezione di Michele Baldi a capogruppo in consiglio comunale a scatenare una lotta interna fatta di accuse e recriminazioni. Il primo a dirsi «esterrefatto» della scelta è stato Fabio De Lillo, che dalla ultime elezioni, nonostante la flessione del partito, è uscito con un ottimo bottino di consensi: quasi 8mila voti. Che sembravano garantirgli il posto di leader dei sei consiglieri azzurri nell’aula Giulio Cesare. De Lillo non usa mezze parole: «È stata una bomba atomica lanciata su una zattera già alla deriva». L’esponente azzurro denuncia «un vero e proprio colpo di mano avvenuto nel momento in cui tutti avevamo concordato di rimanere uniti e compatti». E invece? «E invece, nemmeno un’ora dopo le strette di mano, è spuntata fuori la candidatura di Baldi, un caro amico a cui ho dato più di una mano in campagna elettorale, che ho fatto di tutto per far passare da An a Fi e che ora tradisce la mia fiducia». De Lillo è amareggiato, anche se, garantisce, «non era mia intenzione fare il capogruppo ad ogni costo, non è questo che mi interessava». «Ma non si può - aggiunge - non tener conto dei numeri, miei e suoi e anche del criterio meritocratico. E invece ho assistito a un blitz, certamente concordato precedentemente. È anche per questo che in tanti, negli anni passati, hanno lasciato il partito, perché non ci sono più regole, perché comandano sempre i soliti, quelli che però si disinteressano del partito». De Lillo annuncia di non voler far parte del gruppo di Fi, ma spiega che non lascerà il partito finché ci sarà Silvio Berlusconi a guidarlo. Ed è proprio con Berlusconi che andrà a parlare nei prossimi giorni «per metterlo a conoscenza dei fatti e per chiedergli di mettere mano al partito». Infine una domanda: «Vorrei capire perché l’hanno fatto, a quale scopo e perché Baldi si è prestato al gioco».
Ovviamente il neocapogruppo Baldi è di tutt’altro avviso: «Hanno voluto che facessi il capogruppo e io ho accettato. Adesso ho un solo obiettivo: pensare a Roma e ai cittadini romani». L’ex esponente di An tenta di mettere pace: «Non voglio entrare in polemica con chi mi accusa - afferma - anzi, stimo Fabio, che è un amico e una grande risorsa per il partito, ecco perché lo voglio con me, nonostante la sua delusione».
Difficilmente basteranno queste parole a riportare la pace, come dimostrano le parole di Davide Bordoni, secondo eletto per numero di voti, per cui «il metodo seguito dai colleghi e dirigenti esterni per giungere a tale nomina è stato quello di spaccare e dividere anziché quello di unire». Una presa di posizione incoerente secondo l’altro consigliere Pasquale De Luca: «Ieri (venerdì, ndr), Bordoni ha sostenuto che Baldi è stato eletto essendo alla terza consiliatura del Comune di Roma poi, durante la notte, ha avuto le visioni e oggi (ieri, ndr) sostiene che esterni al Consiglio Comunale avrebbero pilotato l’elezione».
E che la polemica non sia destinata ad esaurirsi qui, lo dimostrano le parole di Stefano De Lillo, consigliere regionale fratello di Fabio: «Forse il problema è che siamo fedeli al partito ed elettoralmente forti - sottolinea l’esponente azzurro - altrimenti non si spiega come mai, in tutti questi anni, siano stati spinti fuori i quadri migliori, tutti coloro che non si prestavano a certi giochi politici, e ora, forse, vogliono far fuori anche noi». E se Fabio lascia il gruppo pur restando nel partito, il fratello non ha ancora preso una decisione in questo senso.

Per ora anche lui si appella a Berlusconi, Bondi e Cicchitto perché si arrivi ad una soluzione.

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