Il fotografo che inventò Bianconiglio

Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson) nacque nel 1832 in una famiglia da sempre dedita a fare carriera - ma non troppa - nell’esercito e nella chiesa; lui, invece, anche per via di un carattere molto particolare su cui pesavano alcune malattie, preferì la carriera accademica (occupò una cattedra di matematica a Oxford per 26 anni), la letteratura, l’algebra, la fotografia, l’invenzione di qualcosa che lo facesse ricordare ai posteri. Ai bambini, ma non solo a loro, deve la sua immortale fama di scrittore, che raggiunse quand’era ancora in vita grazie all’immenso successo di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, seguito da Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, due libri che rimangono tra i pochi per bambini letti generazione dopo generazione anche dagli adulti. Diversi romanzieri, affascinati dalla storia, si sono cimentati a tradurre le pirotecniche avventure di Alice nella loro lingua. Tra tutte le versioni è da ricordare la trasfigurazione di questo capolavoro inglese in un altro, in russo, a opera di Vladimir Nabokov. Di interesse letterario anche l’ultimo romanzo di Carroll, Sylvie e Bruno. Oltre che matematico e scrittore, egli fu uno dei padri della fotografia inglese e fra i più importanti ritrattisti dell’epoca vittoriana. Molti dei suoi tremila scatti sono andati perduti. Tra quelli ancora in nostro possesso, oltre la metà ritraggono bambine.

Dodgson-Carroll utilizzò la fotografia anche per introdursi nei circoli sociali più esclusivi. Fece ritratti per personaggi di spicco del suo tempo come John Everett Millais, Ellen Terry, Dante Gabriel Rossetti e Alfred Tennyson.

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