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Come funziona il business dei bagarini dei concerti

A prezzo di mercato i biglietti non si trovano. E l'alternativa è comprarli online

Come funziona il business dei bagarini dei concerti

Ore 10, comincia la prevendita dei biglietti degli U2, attesi a Roma il 15 luglio. Ore 10,05: on line non c'è più nemmeno un ticket disponibile. Un po' strano che più di 70mila posti spariscano in pochi minuti. Ore 10,06: l'allarme sold out non si rivela reale, i biglietti rispuntano su vari siti ma a prezzi rincarati fino a trenta volte tanto. Lo stesso giochino capita per ogni spettacolo: dai Guns n' Roses ai Radiohead, dai Green Day ai Kiss. Passando per stadi e palazzetti, senza escludere i concerti della Scala. È il cyber bagarinaggio, signori, lo scandalo dei concerti che non si può chiamare truffa. Non ancora, per lo meno. Va avanti da anni senza che nessuno abbia mai detto niente ed è un mercato ben consolidato, parallelo a quello autorizzato, che propone i biglietti a prezzi maggiorati. Tanto che un posto «prato» per un concerto allo stadio può arrivare a costare più di mille euro contro i 40 di partenza. Dimentichiamo i bagarini vecchia maniera, quelli che fuori dall'Olimpico e da San Siro propongono l'affare dell'ultimo minuto a 50 o 100 euro in più. Roba all'acqua di rose. Il business on line è molto più evoluto, spietato e veloce. Il tutto sulle spalle dei fans. Una piaga profonda nel mercato della musica che, con 315 milioni di giro d'affari in un anno, è una delle voci che meglio funzionano nell'economia italiana.

Il fenomeno dilaga anche a livello internazionale, a volte con il tacito consenso degli artisti, come nel caso di Robbie Williams, il cui manager ha venduto in prima persona i biglietti ai siti che gonfiano le tariffe.

SUL FILO DELLA LEGALITÀ

L'aspetto più inquietante del mercato del cosiddetto secondary ticketing è che tutto, al momento, procede nell'ambito della legalità. Legali sono i software che in pochi secondi fanno incetta di migliaia di biglietti dai canali di vendita ufficiali per rivenderli a prezzi folli. Legali, e mai oscurati, sono i siti che propongono i ticket a tariffe che nemmeno una settimana a Ibiza. Legali sono i biglietti d'oro, accettati all'ingresso degli stadi come tutti gli altri, senza verifiche né filtri.

Eppure qualcosa si muove. All'attivo ci sono una sentenza del Tribunale di Roma, denunce ed esposti. E c'è anche una legge pronta, da attuare. La Siae lunedì scorso ha presentato un ricorso contro il caso U2 e, poco prima di Natale, ha accusato le società che rivendono i biglietti on line di truffa aggravata ai danni dello Stato (poiché non versano l'Iva sulla transazione).

Inoltre all'inizio di dicembre la Procura di Roma ha accolto il ricorso di Siae e Federconsumatori sui rincari selvaggi dei biglietti dei Coldplay (acquistati e rilanciati con tempi e modi più aggressivi del solito) e ha costretto le società che se li sono accaparrati a interrompere immediatamente la vendita, pena una multa di 2mila euro su ogni ulteriore ticket distribuito. Anche la legge di stabilità, per ora sulla carta, prevede il divieto di rivendita del ticket da parte di soggetti che non siano gli organizzatori di eventi o le biglietterie autorizzate. Pena: multe da 30 a 180mila euro. Ma al momento tutto continua nella giungla più assoluta, come se nulla fosse.

Nel mirino della battaglia legale sono finite varie società: Seatwave, Ticketbis, Viagogo e Live Nation, la più grande azienda al mondo nell'organizzazione di spettacoli dal vivo e e-commerce, attiva in 40 Paesi e composta da quattro società. Un colosso che muove milioni di biglietti e di euro. Ma nonostante il duro colpo, nessuna di queste società ha smesso di operare, anzi, Coldplay a parte, stanno tutte cavalcando la vendita dei biglietti per la stagione estiva italiana a suon di migliaia di euro al giorno.

A scoperchiare il vaso di Pandora del business «parallelo» è stato il promoter Claudio Trotta, titolare della Barley Arts e organizzatore di esibizioni di artisti dai grandi nomi internazionali, da Bruce Springsteen agli Ac/Dc. Che vuole andare fino in fondo alla questione e non molla il colpo. Tanto che giovedì a Milano ha organizzato la prima conferenza internazionale contro il secondary ticketing a cui parteciperanno artisti, manager, produttori e società di consumatori. «C'è un'indagine aperta - sostiene Trotta - ma ovviamente le cose non cambiano dalla sera alla mattina. Però abbiamo avviato un percorso di moralizzazione della filiera della musica e smosso un movimento trasversale che va dalla Siae all'Antitrust, dalla politica ai promoter».

Tuttavia c'è un precedente di giurisprudenza che ostacola questa battaglia. Un precedente che svela un paradosso tutto italiano: nel 2006 una sentenza della Cassazione sostiene che il fenomeno del bagarinaggio non è illegale, a meno che i biglietto non abbiano provenienza illecita. Ora quelle poche righe di sentenza si rivelano un boomerang. E pensare che, già dieci anni fa, si poteva tranquillamente immaginare l'arrivo dei software in grado di fare man bassa di biglietti on line e aggirare le norme italiana che limitano l'acquisto a tre o quattro ticket.

LA RIVOLUZIONE DI VASCO

Quarant'anni di stadi pieni alle spalle, Vasco Rossi non è stanco di fare la rivoluzione. Ed è il primo in Italia a cambiare le regole. Per la vendita dei biglietti del «Modena park», il grande evento del primo luglio a cui sono attesi fra i 200mila e i 300mila spettatori, la rockstar abbandona Live Nation e sceglie come nuovo partner Best Union, società tutta italiana che ha già gestito la vendita dei biglietti Expo 2015. La vendita on line verrà effettuata unicamente sul circuito Vivaticket. Per il concerto, il più grande mai organizzato in Italia, debutta il biglietto tracciabile: i ticket saranno nominali e tutto il processo di vendita sarà ricostruibile, tappa per tappa. All'ingresso del concerto saranno effettuati controlli serrati per ridurre al minimo la rivendita «gonfiata». Si punta a spronare i fans a non cadere nella trappola dei siti internet e a non pagare cifre folli quando il biglietto non costa più di 75 euro.

«Non diciamo di aver sconfitto il secondary ticketing - spiega Floriano Fini, Giamaica management - non abbiamo il potere, né la pretesa di oscurare Viagogo e i siti similari. Ma è nostro dovere combattere il fenomeno prima che dilaghi. Abbiamo trovato una soluzione in grado di garantire la massima trasparenza». Ovviamente la soluzione definitiva al bagarinaggio non deve arrivare dalle star ma dalla politica o dai giudici. Però è importante che dai palchi si alzi la voce degli artisti. Vasco rompe il ghiaccio ma finora mai nessuno ha detto no a nulla e ha cantato di fronte a ragazzini di 19 anni che sono arrivati a spendere più di 500 euro per uno spettacolo di due o tre ore. Gli artisti cominciano a muoversi e, da Ligabue a Bocelli, da Laura Pausini ai Modà, stanno appoggiando la campagna di trasparenza della Siae.

LA SCURE DI OBAMA

Una delle ultime mosse di Barack Obama negli Usa è stata una legge federale perché i biglietti dei concerti venissero venduti a prezzi di mercato. L'ex presidente ha affrontato il problema «a monte». E cioè ha messo fuorilegge i software che fanno caccia grossa di ticket on line. I siti web che non rispettano le regole vengono oscurati. Addirittura, il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha stabilito che finirà in carcere chi usa i programmi acchiappa biglietti Una linea dura, ben lontana da quella italiana, dove si sta muovendo qualcosa solo ora, dopo anni ed anni di indisturbato bagarinaggio on line. Dopo anni di ammiccamenti e silenzi sospetti da parte delle grosse società che operano - lecitamente - nel settore.

E dopo migliaia di euro sborsati dal popolo dei fans.

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