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Galiazzo: «Lui si affida a Dio? Io mi fido solo del mio arco»

nostro inviato a Pechino

Marco ha una faccia un po’ così, a metà strada tra il seminarista e un cavaliere sovrappeso d’altri tempi. Frullando il tutto, ne viene fuori il nostro Robin Hood occhialuto. Ieri, nelle eliminatorie uomini, il suo arco ha detto un paio di cosette. La prima: il ragazzone e soci sono in forma smagliante; la seconda: la buona classifica consente, nel torneo a squadre, di tirare un sospiro di sollievo. «Non ci voglio pensare perché comunque nell’individuale c’è purtroppo il rischio di una sfida tra me e Nespoli... sono cose che capitano», fa una smorfia il campione olimpico di Atene al pensiero del possibile duello fratricida con il compagno. Però, c’è un però: «La temuta Corea potremmo incontrarla solo in finale, non prima». «Dicono che sono una specie di Robin Hood d’Italia? Ma no, è un’esagerazione», ribatte con il tono deciso e pacato di chi poi, se non t’infilza almeno ti centra. E infatti: «Piuttosto mi dà parecchio fastidio che quando c’è un’Olimpiade tutti a parlare di noi e poi via, nel dimenticatoio. Lo so bene che non potremmo mai essere come quelli del calcio, e lo capisco, però proprio sparire mi sembra quantomeno eccessivo».
Galiazzo ha ormai venticinque anni e per i compagni è il punto di riferimento nonché capitano virtuale. Forse anche per questo coglie l’occasione per dire la sua sulla spinosa questione doping: «Francamente nel mio ambiente non esiste il problema, anche perché sono davvero poche le sostanze che potrebbero dare un seppur minimo beneficio... Quali? Gli ansiolitici e i calmanti. Però, durante il tiro, possono addirittura provocare l’effetto contrario, per cui sarebbe assurdo, oltre che scorretto, utilizzarli». Parla da professore, il Marco, per l’appunto sembra un seminarista. «Se sono credente? Certo che sì, però non come Pellielo: Giovanni dice che in gara sente di essere guidato dal Cielo, io, in tutta franchezza, credo di essere guidato solo dal mio arco... A proposito di guidare: visto che sono un appassionato di Formula Uno, visto che sono un ferrarista convinto, ecco, mi piace pensare che la mia freccia sia una Rossa e il bersaglio una McLaren».

In pole per fare centro sotto il traguardo olimpico.

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