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Gaza, Israele libera i sei attivisti italiani E l'Onu: "Sì a inchiesta internazionale"

Israele inizia l’espulsione degli oltre 650 attivisti arrestati in seguito al blitz contro la flottiglia filo-palestinese. Liberati i sei italiani. Frattini: "Grati a Gerusalemme". Benedetto XVI invita al dialogo: "La violenza genera violenza". Dopo la condanna Onu, Obama frena: "Modi migliori per aiutare Gaza". Ma Abu Mazen rilancia: "E' terrore di Stato". Il Palazzo di vetro approva la risoluzione sull'inchiesta internazionale: Italia, Usa e Olanda votano contro

Gaza, Israele libera i sei attivisti italiani 
E l'Onu: "Sì a inchiesta internazionale"

Gerusalemme - Il Consiglio dei diritti dell’uomo dell’Onu ha adottato oggi a Ginevra una risoluzione che chiede una "missione di inchiesta internazionale" sul blitz delle forze israeliane contro la flottiglia di pacifisti diretta a Gaza. Israele ha iniziato l’espulsione dei 650 attivisti stranieri arrestati. Gli italiani detenuti nel carcere israeliano di Beer Sheva sono stati liberati: sono stati trasferiti su un pullman che li ha portati all’aeroporto Ben Gurion per essere imbarcati su un aereo diretto verso la Turchia. Intanto gli Stati Uniti hanno provato a frenare l’Onu: il presidente Barack Obama, in una telefonata al premier turco Tayyip Erdogan, ha infatti spiegato che è importante "trovare modi migliori per aiutare la popolazione di Gaza, senza mettere in pericolo la sicurezza di Israele".

L'inchiesta internazionale Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha approvato una risoluzione che condanna il "vergognoso attacco" di Israele alla Freedom Flottilla e permette l’invio di una missione internazionale che indaghi su quanto accaduto nelle acque internazionali di fronte a Gaza. La risoluzione "Gravi attacchi da parte delle Forze armate israeliane contro la Flottilla umanitaria" è stata approvata con 32 voti a favore, tre contrari (Stati Uniti, Olanda e Italia) e nove astensioni (tra queste Belgio, Gran Bretagna, Francia e Giappone).

La liberazione degli italiani Gli attivisti italiani che erano stati fermati da Israele dopo il blitz contro la flotta umanitaria sono usciti di prigione, sono stati caricati su un pullman e stanno arrivando all’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, dove verranno imbarcati su un aereo diretto in Turchia. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha ringraziato il governo israeliano per la "rapida liberazione" degli italiani. "Sono particolarmente grato al governo israeliano - ha detto il capo della diplomazia italiana - per la collaborazione offerta e alla nostra ambasciata a Tel Aviv per l’impegno con cui ha sin dall’inizio seguito la vicenda adoperandosi per la rapida liberazione dei nostri connazionali e affinché i loro diritti fossero tutelati al massimo".

Israele espellerà tutti gli attivisti Israele proseguirà nelle prossime ore l’espulsione delle centinaia di attivisti fermati in acque internazionali mentre tentavano di rompere l’embargo a Gaza con la Freedom Flotilla, assaltata dall’esercito israeliano mentre trasportava aiuti umanitaria. Anche i 6 italiani, ha detto il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, saranno liberati "tra pochissime ore". Un primo gruppo di 250 attivisti è già sulla strada verso casa: circa 120, in gran parte algerini e indonesiani e comunque provenienti da Paesi con cui Israele non ha rapporti diplomatici, sono stati portati all’alba al confine con la Giordania (Amman si è impegnato a collaborare per rimpatriali): hanno attraversato il confine al ponte di Allenby, sul fiume Giordano, dove c’erano cinque autobus in attesa; e da lì viaggeranno verso i rispettivi Paesi.

I cittadini turchi da espellere Circa 130 turchi sono stati portati all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove aerei speciali li riporteranno in patria. Ma la maggior parte si trova ancora nel cercere di Elah, nella località di Bershheva, nel deserto del Negev. Secondo il quotidiano Haaretz, all’aeroporto internazionale Ben Gurion ci sono già tre aerei turchi in attesa di portare gli attivisti in Turchia, da dove provenivano 380 dei circa 700 arrestati. Tra i passeggeri della flotta, oltre ai 380 turchi, c’erano 38 greci, 31 britannici, 30 giordani, 28 algerini, 9 francesi, 6 italiani e 7 irlandesi. Nelle prossime ore saranno anche rimpatriati i cadaveri dei nove attivisti morti durante l’abbordaggio militare alle navi: la loro nazionalità non è stata ancora annunciata ufficialmente, ma secondo i media, sono in maggioranza turchi.

Gli Stati Uniti frenano l'Onu Rimasti soli a credere nella versione di Israele, gli Stati Uniti sono riusciti a stemperare la condanna del Consiglio di Sicurezza del blitz israeliano contro la flottiglia filo-palestinese ma la prudenza delle parole ufficiali nasconde la frustrazione per il processo di pace sull’orlo del baratro e la consapevolezza che Gaza è uno dei nodi da sciogliere. "Il blitz israeliano dimostra che la pace in quella regione è più necessaria che mai", ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs, abbottonatissimo su una reazione che andasse oltre il testo della dichiarazione del Consiglio. Se la risposta ufficiale americana è stata misurata, dietro le quinte la diplomazia Usa non ha nascosto la frustrazione: non solo per il crescente isolamento dell’alleato israeliano ma anche per i tempi della nuova crisi, alla vigilia del rilancio, tessuto dall’inviato della Casa Bianca George Mitchell, dei colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi. Non è chiaro se il blitz provocherà un rinvio dell’inizio dei negoziati. Mitchell torna oggi nella regione (a Betlemme, alla guida di una delegazione presidenziale alla Conferenza sugli investimenti in Palestina), ma se l’amministrazione Obama punta a un rilancio del dialogo, il blitz contro la flottiglia dimostra che Obama deve affrontare di petto anche il nodo del blocco a Gaza. "Viene attuato per evitare che armi cadano in mano a Hamas", ha detto Gibbs dopo che ieri il Dipartimento di Stato aveva ricordato a Israele che gli Stati Uniti "restano preoccupati per le sofferenze dei civili" e "continueranno a discutere ogni giorno" la possibilità di espandere "il modo e la gamma di aiuti" che possono essere importati.

L'appello del Papa Un appello "a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale" affinché "ricerchino incessantemente soluzioni giuste attraverso il dialogo" è stato lanciato oggi da Benedetto XVI dopo il blitz israeliano contro la flottiglia di pacifisti diretta a Gaza. Il Papa ha chiesto di "garantire alle popolazioni dell’area migliori condizioni di vita, in concordia e serenità". E ha ripetuto "con animo accorato" che "la violenza non risolve le controversie, ma ne accresce le drammatiche conseguenze e genera altra violenza". "Con profonda trepidazione - ha detto il Papa al termine dell’udienza generale - seguo le tragiche vicende avvenute in prossimità della Striscia di Gaza. Sento il bisogno di esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di questi dolorosissimi eventi, che preoccupano quanti hanno a cuore la pace nella regione". "Ancora una volta - ha proseguito - ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le controversie, ma ne accresce le drammatiche conseguenze e genera altra violenza".

"Faccio appello - ha aggiunto Benedetto XVI - a quanti hanno responabilità politiche a livello locale e internazionale affinchè ricerchino incessantemente soluzioni giuste attraverso il dialogo, in modo - ha sottolineato - da garantire alle popolazioni dell’area migliori condizioni di vita, in concordia e serenità".

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