La genetica non ha dato scampo a Bossetti

Una possibilità su 3.700 miliardi di miliardi di miliardi: a questa cifra quasi impronunciabile ammontano secondo la Cassazione le possibilità che il Dna trovato sui leggins e sugli slip di Yara Gambirasio non sia quello di Massimo Bossetti, il muratore che per l'omicidio della ragazzina (26 novembre 2010) è stato condannato all'ergastolo. Tanti indizi, contro di lui, ma una sola prova: il Dna. Tanto da fare del «caso Yara» un caso di scuola, studiato in tutto il mondo per l'applicazione delle analisi genetiche al diritto penale: approdando a quello che la Cassazione definisce «un processo dominato dal sapere scientifico».

Nelle 155 pagine della sentenza che il 12 ottobre scorso ha reso definitiva la condanna di Bossetti, il peso del Dna grava come un macigno su due passaggi chiave delle accuse contro il muratore di Mapello. Il primo riguarda il percorso dell'inchiesta, ed è importante perché garantisce che ad accusare Bossetti si è arrivati seguendo una traccia precisa: l'identificazione certa di «Ignoto 1», il titolare del Dna trovato sui resti della ragazzina, come figlio illegittimo di Ester Azzuffi e Giuseppe Guerinoni: la prima analisi dà una compatibilità al 99,87 per cento, quando poi dal bollo di una vecchia patente si estrae il vero Dna di Guerinoni (morto da tempo) la compatibilità sale al 99,9999929%; quando si esuma Guerinoni, si arriva al 99,99999987%. Da quel momento il cerchio di stringe progressivamente, dall'indizio più vago fornito dal Dna - l'assassino ha gli occhi azzurri - fino ad incastrare Bossetti. Se - come ricorda la sentenza - in astratto la possibilità di due individui con lo stesso Dna è di 1 su 20 miliardi, nel caso concreto, incrociando i dati sui genotipi dei 36.500 campioni genetici in mano al Ris di Parma, la percentuale di errori scende a ridosso dello zero assoluto: 10 alla meno trentunesima. Quella possibilità su 3.700 miliardi di miliardi di miliardi di cui parla la sentenza.

Certo, esiste in astratto l'ipotesi che qualcuno abbia ricostruito in laboratorio il Dna di Bossetti e lo abbia sparso sui resti di Yara: «Idea priva di qualsiasi supporto scientifico e aggancio con la realtà».

LF

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