Cultura e Spettacoli

Il genio di Davide Orler riscopre i colori dell'anima

Fino al 29 aprile in mostra al museo Villa Pisani di Stra (Venezia)

Davide Orler è stato un genio dalla modernità straordinaria. Uno, al cui confronto, le avanguardie diventano retroguardia. Anche per questo vale la pena non perdere la mostra al museo Villa Pisani di Stra fino al 29 aprile, ingresso gratuito): «Davide Orler, gli anni di Palazzo Carminati e i maestri Carena, Guidi e Saetti», a cura di Michele Beraldo (Catalogo Antigaedizioni), con uno scritto di Dino Marangon.
Ben conoscendo quanti e quali eventi abbiano arricchito e resa straordinaria ed avventurosa la vita di Davide Orler, nato nel 1931 a Mezzano di Primiero, e scomparso poco più di un anno fa, il 7 dicembre del 2010, questa mostra intende proporre di soffermarsi su uno dei momenti più interessanti e meno approfonditi dell'artista trentino. Si tratta del periodo compreso tra il 1958 e i successivi anni sessanta, quando Orler, stabilitosi definitivamente a Venezia, poté giovarsi di uno studio messogli a disposizione a Palazzo Carminati dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. In quel contesto egli entrò in contatto con un gruppo eterogeneo di artisti nati a cavallo tra gli anni venti e trenta, intenti, da una parte, a riformulare le tematiche di una figurazione che sanciva definitivamente la distanza dal post-impressionismo lagunare, dall'altra, a penetrare nei più impervi campi dell'astrattismo. Ad accogliere questa generazione di artisti, che spesso giungevano a Venezia da luoghi geograficamente periferici e da ambiti culturali disomogenei, a formarli e renderli partecipi del rinnovamento in atto, spronandoli a partecipare a mostre e a concorsi, contribuì il magistero di Virgilio Guidi e Bruno Saetti. Quest'ultimo con particolare dedizione all'ambito formativo accademico, Guidi con una vicinanza più sociale e di rilievo intellettuale. Ad essi, che in sostanza definirono, circostanziandola, la mappa artistica veneziana in due differenti "scuole", si aggiunse una terza figura carismatica, quella di Felice Carena, che sebbene appartata, costituiva per alcuni un riferimento imprescindibile nella Venezia del dopoguerra. La mostra, intitolata "Davide Orler, gli anni di Palazzo Carminati e i maestri Carena, Guidi e Saetti", è articolata in tre sezioni: nella prima viene dato ampio spazio al percorso pittorico "veneziano" dell'artista trentino; nella seconda vengono proposte alcune opere di artisti che usufruirono tra la seconda metà degli anni cinquanta e la prima metà degli anni sessanta degli studi di Palazzo Carminati della Fondazione Bevilacqua. Sono quindi presenti a catalogo le opere di Rampin, Finzi, Borsato, Barbaro, Magnolato, Schweizer, Lucatello, Paolucci, Boldrini, Domestici, Romagna, Boscolo Natta, Pagnacco e Zotti.

Nella terza sezione, infine, viene dato spazio alle opere dei maestri Carena, Guidi e Saetti, alcune di esse di notevole importanza, i quali costituirono inevitabilmente un esempio per coloro che a Venezia, in quei due decenni, cominciavano ad affermarsi nel mondo dell'arte.

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