Stile

Un genio e il sogno dell'orologio perfetto sulla scia di Breguet

Journe e la risonanza, per una meccanica sempre più «naturalmente» precisa

Fabrizio Rinversi

Per gli appassionati, François-Paul Journe è una stella luminosa nel firmamento dell'Alta Orologeria. Nato nel 1957 a Marsiglia, nel 1999, a Ginevra, ha cominciato la sua splendida avventura nell'universo delle lancette. E in un ventennio, Journe, il cui motto è «Invenit et Fecit», di invenzioni e realizzazioni può vantarne già un buon numero e molte vedranno la luce nei prossimi anni. Sicuramente, una delle più stupefacenti è stato il Chronomètre à Résonance (collezione Souveraine), presentato nel 2000, a doppia affissione oraria, ispirato da un modello regolatore a pendolo del grande maestro del XVII secolo Antide Janvier e, poi, da un esemplare realizzato nel 1815 da A.L. Breguet, nei quali è applicato il principio fisico della risonanza al fine di ottenere influenze benefiche sulla precisione dei due movimenti montati l'uno accanto all'altro.

Journe ha adattato questo concetto al ristretto volume di un orologio da polso, ed è da considerarsi un'impresa complicatissima, oggetto di calcoli associati alla composizione del design tecnico con tolleranze infinitesimali. Nello spazio circolare, infatti, il Maestro marsigliese ha inserito due distinti movimenti, con due bilancieri a regolazione inerziale oscillanti a 21.600 alternanze/ora e altrettanti treni del tempo, a visualizzare, sul quadrante, come accennato, due affissioni orarie: l'integrazione strutturale del movimento, con ponti e platina in oro rosa a 18 carati (a partire dal 2004), è avvenuta trasformando l'impostazione simmetrica del semicerchio inferiore in un unico ponte ad accogliere i due bariletti di carica. Scientificamente, secondo il principio della risonanza, un corpo animato trasmette una vibrazione allo spazio circostante (eccitatore), e nel momento in cui un altro corpo la percepisce (risonatore), ne «cattura» l'energia ed inizia a vibrare con la medesima frequenza, così i due bilancieri (la cui frequenza di oscillazione propria deve essere la stessa), alternativamente eccitatore e risonatore, entrano in sintonia tra loro. Nel concept meccanico concepito da Journe, l'effetto positivo della risonanza si verifica fino a quando la differenza di frequenza tra un bilanciere e l'altro incide per un valore inferiore ai 5 secondi al giorno: se un elemento esterno, infatti, determina l'accelerazione di uno dei due bilancieri e, in modo direttamente proporzionale, il rallentamento dell'altro, la risonanza fa sì che i due oscillatori ritrovino, a poco a poco, il loro punto di accordo, eliminando automaticamente l'interferenza. La migliore posizione reciproca dei bilancieri per l'ottimizzazione dell'effetto della risonanza si definisce mediante una cremagliera centrale (prolungamento del ponte del bilanciere di destra). La regolazione precisa dell'ora avviene: mediante la corona al 12, integrata nella carrure estrazione e rotazione in senso orario per display di sinistra e, in senso antiorario, per quello di destra e con la successiva estrazione della corona al 4, per l'azzeramento simultaneo dei piccoli secondi. Nelle versioni commemorative dei 20 anni del Chronomètre à Résonance, in platino e in oro rosa, da 40 mm, che verranno prodotte solo durante il 2019, il quadrante al 9 (come quello al 3, le placche in argento massiccio sono avvitate su di una base in oro mediante tre viti) presenta l'indicazione oraria su 24 ore. La riserva di carica assicurata dal calibro manuale 1499.3, segnalata al 12, è di 40 ore.

Conclude Journe: «Il grande Maestro George Daniels, da me ritenuto il più grande orologiaio del XX secolo, una volta mi disse: Ne hai preso di coraggio per fare questo orologio!».

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