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Il ghetto di Mandela ora vuol cambiare pelle

Soweto ha quattro milioni di abitanti neri, ma lontano dal suo cuore ancora off limits sta nascendo qualcosa di straordinario Anche per merito degli italiani

Il ghetto di Mandela ora vuol cambiare pelle

Johannesburg - Lunedì ad Orange Farm, un sobborgo a sud di Johannesburg, la polizia ha prelevato con un'azione di forza 8 ragazzini, tra i 12 e i 13 anni, direttamente dalla loro «scuola illegale di iniziazione». Le autorità erano state avvertite da altri tre giovani, scappati dalla scuola dopo due settimane di minacce e violenze. Queste scuole sono luoghi dove ragazzi, massimo 17enni, vengono plagiati da organizzazioni criminali che, in cambio di una protezione di tipo anche spirituale, li addestrano al crimine. La scuola di Orange Farm è stata bruciata e rasa al suolo dalla polizia: è la settima volta che accade dall'inizio dell'anno a Joburg, come viene chiamata la megalopoli sudafricana, 8 milioni di abitanti, terza città del continente.

Dire che la Repubblica del Sud Africa sia un Paese dalle grandi contraddizioni è un eufemismo. Più che in Brasile o in Messico, più che in Cina o in India, la distanza tra la classe dirigente e la maggioranza della popolazione è abissale. Ed è sancita da inconfondibili segnali. Primo tra tutti, le armi. «Armed response», cioè «reazione armata», è il cartello appeso fuori dalle recinzioni di muro e filo spinato che circondano le case, tanto dei bianchi quanto dei neri, nei quartieri residenziali. Armed response: licenza di uccidere per le tante società di security private alle quali ci si rivolge per ogni tipo di intervento. Nel Paese che ha abolito la pena di morte nel 1993, dopo la fine dell'apartheid e l'avvento della democrazia, i grandi centri commerciali sono dotati, all'ingresso, del «gun safe», il deposito dove lasciare la pistola. Le statistiche dicono che il rischio di essere assassinati qui è 12 volte più elevato che in America e 50 volte più alto che in Europa. Fra i Paesi non in guerra solo un colombiano rischia la vita più di un sudafricano.

La criminalità è emanazione delle differenze oggi non più razziali, ma economiche. Non sono più neri contro bianchi, ma poveri (neri) contro ricchi (bianchi e nuova black middle class): nel Paese che produce il 45% del Pil dell'intero continente la disoccupazione reale è stimata al 50%. A Soweto, la township passata alla storia per aver cullato la rivolta contro l'apartheid, sale all'80%. Secondo il dipartimento di sicurezza sudafricano, nel 2007 il tasso di criminalità nelle città sta ancora crescendo a ritmi del 50%. Il 70% sono furti aggravati spesso con tentato omicidio. Il 68% di questi crimini sono compiuti contro persone che si conoscono.

Tuttavia il Sudafrica è oggi l'unica concreta possibilità di sviluppo per tutta l'Africa subsahariana. La missione italiana, guidata da Confindustria e Abi, che in questi giorni ha portato a Joburg, Cape Town e Durban 150 piccole e medie imprese italiane (oltre a 10 banche) ha confermato che le possibilità di business sono grandi soprattutto per gli accordi di libero scambio con altri Paesi. In altri termini il Sud Africa potrà trasformarsi da semplice sbocco per le esportazioni, in sito produttivo al servizio dei mercati collegati. Non a caso sono state firmate partnership tra gruppi italiani e sudafricani per lavori (infrastrutture, turismo) anche in Mozambico, Madagascar, Namibia.

Tra tre anni esatti, nel luglio del 2010, in Sud Africa sono attesi 350 mila ospiti in un solo mese: quello dei mondiali di calcio. É la grande occasione del Paese. Secondo i dati appena presentati dal comitato organizzatore, i lavori per tutti e 10 gli stadi che ospiteranno le gare sono puntuali sulla tabella di marcia. L'idea del governo è quella di ridurre drasticamente la criminalità in questi prossimi tre anni, per presentare il Sudafrica al mondo con una nuova faccia.

Ma a Joburg qualcosa di straordinario è già sotto gli occhi di tutti. Si chiama Soweto, la township abitata da 4 milioni di neri che però è oggi sbagliato associare a una grande favela di Rio o alle baraccopoli di Mumbay. Nel suo cuore più profondo rimane off limits. Ma non lontano dal centro la Fiat ha appena completato un centro sportivo (calcio, basket e pista d'atletica omologata, da dove parte la maratona di Soweto ogni mese) che ha donato ai suoi abitanti. Mentre la zona di Orlando west è ormai un quartiere residenziale grazioso e pulito. Dove tra la casa museo di Nelson Mandela, la residenza effettiva della sua seconda ed ex moglie Winnie e quella dell'arcivescovo Desmond Tutu, sono nati una mezza dozzina di bed & breakfast. Oltre che qualche ristorante dove il turismo comincia ad affluire numeroso.

E sicuro.

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