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Il Giappone piega la Corea del Sud e resta sul tetto mondiale del baseball

I giapponesi, trascinati da Ichiro Suzuki, hanno superato la Corea del Sud campione olimpico alla prima ripresa supplementare e si sono confermati campioni mondiali dei pro'. Una finale che consacra il baseball orientale sotto gli occhi degli americani

Ancora Giappone. La corazzata di Suzuki, Darvish e Matsuzaka piega la Corea del Sud ai supplementari in una straordinaria finale del World Baseball Classic e conserva il titolo mondiale dei professionisti conquistato tre anni fa, nella prima edizione, contro Cuba. Questa volta i giapponesi hanno sofferto moltissimo, sono stati raggiunti dalla Corea all'ulrima ripresa, sono stati costretti ai supplementari, ma poi hanno sfoderato la zampata decisiva, la valida da due punti che porta proprio la firma dell'uomo più atteso, dell'idolo del Sol levante Ichiro Suzuki, uno straordinario campione prestato ai Seattle Mariners e diventato ormai un eroe dei due mondi del baseball.
Ancora una volta, dunque, gli americani hanno dovuto fare da spettatori in una finale giocata nel mitico Dodgers Stadium di Los Angeles (davanti a 60mila spettatori) tra le due vere grandi potenze del baseball di questi anni: il Giappone, appunto, capace di confermarsi sul gradino più alto del podio mondiale, e la Corea del Sud, arrivata al Classic con al collo la medaglia d'oro delle Olimpiadi di Pechino. Dietro la lavagna, invece, non solo gli americani, ma tutto il baseball latino-americano, da Cuba al Venezuela, dal Messico alla deludentissima Repubblica Dominicana.
La finale ha visto i giapponesi andare a condurre fin sul 3-1, ma i coreani sono riusciti a riequilibrare la sfida all'ultimo assalto: 3-3. Ma qui è uscita tutta la forza e la disciplina tattica e mentale del Giappone che nella prima ripresa supplementare ha portato due uomini in base e li ha spinti a punto grazie alla valida di uno straordinario Ichiro (4 valide su 6 turni alla battuta in questa finale). E il 5-3 diventava definitivo grazie al lanciatore Yu Darvish, mamma giapponese e padre iraniano, che ha congelato le mazze avversarie nell'ultimo attacco coreano.
Anche la seconda edizione del Classic va dunque in archivio, con un grandissimo successo di pubblico e di interesse televisivo. L'auspicio adesso è che manifestazioni come questa servano a convincere la Major league a liberare i loro giocatori per le prossime eventuali edizioni delle Olimpiadi.

Per tornere ai Giochi il baseball ha bisogno di spettacoli come questo.

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