Gino De Dominicis classico davanguardia
27 Agosto 2007 - 03:08Aristocratico e scandaloso, fece dei suoi lavori unossessiva ricerca dellimmortalità
Gino De Dominicis (1947-1998) è stato un artista tanto davanguardia da essere classico, e tanto classico da essere davanguardia. È stato un protagonista dellarte concettuale, anzi è diventato famoso per alcuni gesti, più scandalistici che realmente scandalosi (il ragazzo down presentato alla Biennale di Venezia), e che comunque non sono le sue cose migliori. Ma il concettualismo per lui non era un dogma, tanto che ironizzava: «È stata una tendenza americana che negli anni Settanta in Italia ha destato un certo interesse, soprattutto nel Meridione, forse perché lì sono molto diffusi i nomi Concetta, Concettina, Concezione».
È stato anche uno dei pittori più aristocratici della sua generazione. «Il disegno, la pittura e la scultura - diceva - non sono forme despressione tradizionali ma originarie, quindi anche del futuro». De Dominicis, insomma, è stato talmente capace di conciliare gli opposti che la sua arte risulta alla fine di assoluta coerenza. Lo dimostra anche lemozionante rassegna in corso fino al 7 ottobre a Villa Arson a Nizza, a cura di Andrea Bellini e Laura Cherubini (poi, da novembre a gennaio, itinerante alla Fondazione Merz di Torino, e subito dopo al P.S.1 di New York). In occasione della mostra, tra laltro, la rivista Flash Art International ha fatto uscire un numero monografico da non perdere. Lartista, infatti, per un singolare vezzo non permetteva la riproduzione delle sue opere, mentre qui, grazie a una speciale autorizzazione dellAssociazione De Dominicis, ne sono pubblicate parecchie, anche poco note.
Dicevamo della felice univocità del suo lavoro. In realtà il cuore dellopera di De Dominicis, al di là delle diverse e anche antitetiche apparenze, è uno solo: la ricerca dellimmortalità. Le cose e luomo, diceva, dovrebbero essere eterni per esistere veramente. Per questo le sue installazioni e i suoi dipinti contengono anche una continua meditazione sulla morte: cioè sullunico evento umano che annulla il tempo. Nella splendida tavola Urvasi e Gilgamesh, due figure dal profilo appena accennato guardano lontano, verso un paesaggio in cui appare una piramide egizia. Gilgamesh, leroe sumero re di Uruk, lottò per conquistare limmortalità. Urvasi, la dea indiana, volle raggiungerla con la sua bellezza. Entrambi osservano la piramide che si disegna in lontananza, come un miraggio delleterno.
Il desiderio di Gilgamesh è espresso da tutte, o quasi, le opere di De Dominicis.
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