Nostro inviato a Firenze
Riscoprire la Nazionale a 35 anni. Ma guai a parlargli di seconda giovinezza. Angelo Peruzzi torna in azzurro dopo la tournée estiva (che ha rimpinguato le casse federali) in Canada e Usa. Stavolta sarà titolare, ma per partite vere. Nelle quali lItalia si gioca laccesso al Mondiale. Lippi lo ha riempito di elogi e investito del ruolo di vice-Buffon, grossa responsabilità. Ma lui non sembra preoccupato. «Sono ormai tanti anni che gioco (quasi 20 sul campo, ndr) e cerco sempre, prima di tutto, di divertirmi. Questo è il mio motto. Il Mondiale? Adesso proprio non ci penso: vivo alla giornata, e finché mi divertirò continuerò a giocare». Anche se il calcio ha vissuto unaltra estate sofferta: «Con i tanti interessi che circolano si possono trovare personaggi più o meno credibili e si vivono vicende incredibili. Ma come si comincia a giocare tutto viene dimenticato. È il bello o il brutto di questo mondo».
Il suo ritorno ha sconvolto le gerarchie azzurre: il portiere della Lazio ha di fatto scavalcato Flavio Roma e Morgan De Sanctis che dovranno contendersi la terza maglia per Germania 2006. Guai però a parlargli di «sfida» con Buffon. «Chiariamo subito che il titolare è lui, io mi metto a disposizione di Lippi e mi godo questa convocazione. Mettetemi in concorrenza con gli altri, ma non con Buffon, io cerco solo di sfruttare la chance che mi è stata offerta. Mi interessa questo e fare bene nella Lazio, nientaltro. Se sono qui è perché lo merito, non per il legame che cè fra me e Lippi, con il quale ho lavorato per diversi anni nella Juve e vinto anche molto».
E dire che nel 2002, alla vigilia dei Mondiali, rifiutò il ruolo di terzo portiere dietro lo juventino e Toldo. Poco dopo capì di aver sbagliato e a Euro 2004 accettò la nuova offerta del Trap. Ora, ogni volta che lazzurro chiama, lui risponde senza esitare. Un po rammaricato per lapprodo di portieri brasiliani a Milan e Inter («è un segnale dei cambiamenti avvenuti nel calcio rispetto a 10-15 anni fa»), ha spiegato la sua decisione di restare alla Lazio. «Nelle scorse settimane mi sono trovato davanti tre strade: chiudere con il calcio, accettare la lusinghiera chiamata della Roma, o restare dovero. Alla fine ho scelto la terza, quella che mi pareva più idonea, anche se ho preteso chiarezza sul mio ruolo.
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