Roma

«Goletta verde» boccia le foci dei fiumi Nel Lazio sette su otto sono inquinate

LEGAMBIENTE Cinque «bandiere nere» a sindaci e imprese a causa della cattiva depurazione delle acque, spiagge poco accessibili, abusi e speculazioni edilizie

«Goletta verde» boccia le foci dei fiumi Nel Lazio sette su otto sono inquinate

Nel Lazio foci dei fiumi da codice rosso: sette su otto gravemente inquinate. Assegnate cinque «bandiere nere», i poco lusinghieri vessilli col teschio di pirata del mare, a comuni della Regione, sindaci e società imprenditoriali. Sotto accusa abusi edilizi, depuratori inattivi, progetti per 10mila nuovi posti-barca. Complessivamente il Lazio è sesto in Italia per inquinamento della costa, pesca di frodo, aggressioni edilizie. Questa la fotografia scattata da «Goletta Verde 2009», la campagna di Legambiente che misura ogni estate la salute dei litorali del Belpaese. Provette e analisi delle acque hanno dato un esito disastroso alla foce di tutti i fiumi della nostra regione. Coliformi fecali, streptococchi, escherichia coli, questi i nomi in gergo tecnico, ovunque ben oltre i limiti di legge.
Le situazioni più critiche di contaminazione si misurano alle foci del Tevere, dei fiumi Astura e Portatore, del Fosso Biffi e del Fosso Vaccina, dell’Arrone a Maccarese e del fiume Marta a Tarquinia. Tutte queste sono «gravemente inquinate», secondo Goletta Verde. «Mentre la qualità del mare va complessivamente migliorando - sottolinea Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - c’è ancora molto da fare sulle acque dei fiumi. Le foci sono l’indicatore della qualità della depurazione, e rappresentano spesso il principale fattore di inquinamento dei nostri mari».
Proprio la cattiva depurazione ha fatto guadagnare a Ladispoli una delle cinque bandiere nere, assegnata all’amministrazione comunale per la «pessima condizione in cui versa da anni il Fosso Vaccina, una vera e propria fogna a cielo aperto nel bel mezzo della città». Una bandiera nera è andata alle Associazioni degli stabilimenti balneari di Ostia per le spiagge chiuse da cancelli al 94,5 per cento dei bagnanti, costretti a pagare per vedere il mare. Le altre tre sono toccate: alla Provincia di Latina e al Sindaco di Sabaudia per l’abusivismo al lago di Paola; alla società Iniziative portuali per il faraonico progetto del porto di Fiumicino; al comune di Anzio, anche qui per il nuovo mega-porto in programma.
A tenere sotto scacco coste e mare del Lazio c’è però anche un significativo aumento di abusi e speculazioni edilizie «vista-mare»: alberghi, cottage, villini. A essere più colpita la costa della provincia di Latina, ma di recente l’abusivismo sta aumentando anche su quella di Viterbo. Presi tutti insieme, gli illeciti compiuti fanno registrare nel Lazio 2,8 infrazioni per chilometro di costa, contro una media nazionale di 2 illeciti per chilometro di litorale, per un totale di 1.008. Un terzo in più rispetto ai 648 dello scorso anno (+35,7%).

Fatti i conti, stiamo parlando di circa tre infrazioni al giorno.

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