Cultura e Spettacoli

«Grazie a Sex and the City il cinema si è accorto di me»

Intervista con la protagonista di «A casa con i suoi», da domani nelle sale

Claudia Laffranchi

da Los Angeles

C'è vita per Sarah Jessica Parker dopo Sex and the City, la serie cult sulle single di Manhattan. L'attrice ha appena trascorso le ultime settimane ai vertici del box office americano grazie alla commedia A casa con i suoi. Nel film la Parker è Paula, una donna dal lavoro alquanto particolare: è infatti specializzata nel sedurre uomini che, passata la soglia dei trent'anni, vivono ancora a casa con i genitori. E codesti genitori, disperati, richiedono i suoi servizi nella speranza che il pargolo troppo cresciuto si innamori e decida di andare a vivere da solo, o almeno sotto un altro tetto. Un'idea ispirata al boom degli eterni «adulescenti», come li definisce la stampa americana, ancora poco abituata ad un fenomeno che da noi è la consuetudine ma che sta lentamente prendendo piede anche Oltreoceano. Il film non è però un'analisi sociologica ma una commedia di malintesi in cui Sarah Jessica Parker e Mattehw McConaughey si incontrano, si piacciono, si lasciano una volta scoperta la verità, per poi ritrovarsi nel classico lieto fine. A casa con i suoi mescola commedia sofisticata e humour giovanilista: una scelta che rende il film irregolare, ma che ha funzionato. E fa piacere notare che per una volta, in una coppia hollywoodiana, è l'eroina ad avere qualche anno in più del protagonista maschile.
Matthew McConaughey è appena stato eletto dalla rivista People «uomo più sexy del mondo». Che cosa ne pensa?
«Avrei potuto dirglielo io senza aspettare People! È il tipo di uomo che piace alle donne e che gli uomini vorrebbero avere come amico. Comunque ogni volta che dovevo baciarlo, o sbottonargli la camicia, gli dicevo “non lo faccio per me, ma per il popolo americano”. Coraggio Matthew, fai uno sforzo: ancora un bottone... per il bene dell'America!».
E suo marito (l'attore Matthew Broderick, ndr) non era geloso?
«Mio marito è un uomo sicuro di sé. E poi fa il mio stesso mestiere e quindi certe cose le capisce».
Sex and the City è stato un fenomeno culturale. È difficile per lei ottenere ruoli che non strizzino l'occhio a Carrie Bradshaw?
«No, mi propongono un po' di tutto. Il film che ho girato prima di questo, La neve nel cuore, era una commedia drammatica, e il prossimo, Spinning into Butter, è un dramma in cui interpreto il rettore di un college. È vero che ho letto molti personaggi alla Carrie, ma la cosa non mi offende, anzi, mi lusinga. Amavo quel personaggio e non sono fuggita da Sex and the City; ero molto felice su quel set dove ho trascorso sette anni, e avrei tranquillamente continuato. Ma ora voglio provare cose diverse».
Le manca Sex and the City?
«In continuazione, non so nemmeno come spiegarglielo, ed è la stessa cosa per gli altri membri del cast e della produzione. Ma ci sentiamo e ci vediamo spesso. È stata un'esperienza unica, e a volte mi domando perché abbiamo deciso di terminarla se stavamo così bene. Ma era il momento giusto. E in ogni caso per me è stato bello scoprire che puoi amare un nuovo lavoro, un nuovo team di colleghi, e che le cose che pensavi potessero succedere solo sul set di Sex and the City possono accadere anche altrove».
Lei ha una formazione teatrale. Le piacerebbe recitare a Broadway come suo marito (una delle star del musical The Producers)?
«Sì, sto cercando il progetto adatto. Adoro il teatro, e da bambina sognavo di vincere un giorno un Tony, l'Oscar teatrale. Tutto il resto, la tv, il cinema, non me lo immaginavo nemmeno. E poi sarebbe bello lavorare a New York, tornare a casa ogni sera, e poter trascorrere la giornata con mio figlio. A questo punto della vita mio figlio, che ha tre anni, è la mia priorità. Non riavrò mai più questi anni, e quando sarò sul letto di morte sono sicura che sarò felice di aver dato la precedenza a James e non al lavoro».
Col ruolo di Carrie è diventata un simbolo di New York. Sente gli occhi della città puntati su di lei e sulla sua famiglia?
«Non siamo certo il fulcro della città. New York è la città della finanza, dell'accademia, del teatro, della moda, e ci sono molte persone più importanti e interessanti di me e di mio marito. Non è come Los Angeles, dove tutto ruota attorno al cinema».
Carrie era un'icona fashion. S’interessa ancora alla moda?
«Adoro la moda, mi piace seguire le sfilate, apprezzo il design e l'artigianalità di un vestito ben fatto. E guarda caso oggi indosso un abito italiano...

».

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