Torino - La casa in via Montebello, un appartamento di 500 metri quadri letteralmente all’ombra della Mole. La casa al mare in riviera, a Ospedaletti. Quella a Parigi. Immobili che Giuliano Soria, patron del Premio Grinzane Cavour, avrebbe acquistato o ristrutturato utilizzando a scopo personale i finanziamenti pubblici che il ministero dei Beni culturali, la Regione Piemonte, il Comune e altri enti hanno erogato negli anni all’associazione. In tutto, 915mila euro. Malversazione, secondo gli investigatori del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Torino che da quattro mesi indagano su Soria, sul Premio letterario, sulla miriade di personaggi famosi e non che ruotano intorno all’associazione. Giuliano Soria è finito in manette due giorni fa, ora si trova nel carcere delle Vallette. Tramite l’avvocato Roberto Piacentino ha detto di essere «preoccupato per l’immagine del Piemonte» e per la sua «creatura», il Grinzane. Per Soria «l’arresto non è proporzionato all’entità della vicenda», che ha accolto con «incredulità».
Il gip Silvia Salvadori ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare condividendo a pieno l’impianto accusatorio della Procura di Torino e sottolineando, tra l’altro, la «propensione a delinquere» dell’indagato. La bufera giudiziaria investì Soria circa un mese fa, quando la Finanza si presentò nella sede del premio Grinzane, in via Montebello, per una perquisizione. In quell’occasione vennero ascoltati gli stretti collaboratori del patron, i dipendenti e gli ex, vennero sequestrati computer e incartamenti. L’analisi delle carte e le testimonianze hanno portato alla luce quattro episodi di malversazione. Il primo si riferisce all’acquisto di un’abitazione in via Montebello, nello stesso palazzo in cui ha sede il Grinzane Cavour. Soria utilizzò 472mila euro provenienti dai fondi per l’associazione.
In quell’occasione, secondo la Procura, Soria avrebbe chiesto al venditore di far figurare sull’atto di acquisto il prezzo di 720mila euro, invece di un milione e 192mila euro, reale valore dell’immobile. Nel secondo avrebbe usato 245mila euro, erogati per la maggior parte dalla Regione Piemonte, per lavori di ristrutturazione nelle sue case di Ospedaletti e Parigi, dicendo però alle ditte di fatturare le spese al Grinzane come se fossero opere per il castello di Costigliole d’Asti. Analogo stratagemma sarebbe stato usato da Soria per giustificare un altro giro di fatture per complessivi 150mila euro e per la somma di 48mila euro data a un tappezziere per un lavoro compiuto apparentemente a Costigliole, ma in realtà fatto nelle case di Torino e Parigi.
Si arriva così a 915mila euro. Il vaso di Pandora, però, non è ancora stato scoperchiato. C’è da ricostruire come Soria sia riuscito negli anni, dall’82 a oggi, ad acquistare ben 18 appartamenti in Italia e a Parigi, più innumerevoli terreni agricoli nell’astigiano e nel cuneese. Nel mirino ci sono altri personaggi legati al patron: i nomi di due persone sono già stati iscritti sul registro degli indagati. La Finanza ieri ha acquisito della documentazione in Regione, e anche in alcune società emiliane e liguri legate al Premio. Ma a portare il patron in carcere è stato il suo atteggiamento di uomo al di sopra della legge. Incurante di essere intercettato, dopo lo scoppio dello scandalo Soria ha cominciato a contattare i suoi dipendenti nel tentativo di convincerli a edulcorare le loro testimonianze. In particolare, nell’ordinanza si cita un’intercettazione nella quale si sente Soria rimproverare aspramente una collaboratrice perché, durante una perquisizione, avrebbe dovuto - secondo lo stesso Soria - buttarsi per terra e fingere di essere stata molestata da uno degli investigatori.
Ma i guai di Soria non finiscono qui. È accusato anche di violenza e abusi sessuali, sfruttamento del lavoro clandestino e appropriazione indebita.
Le accuse di abusi sono una cronistoria agghiacciante del suo presunto rapporto prevaricatorio con il suo ex domestico di fiducia, un giovane delle Mauritius, costretto a subire molestie, insulti, violenze e poi privato anche di parte dello stipendio per alcune presunte mancanze, come «avergli preparato un cappuccino che non gli piaceva o non aver tolto una ragnatela dal soffitto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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