Controcultura

Una guerra per imporre le ragioni dell'invenzione

Daniele AbbiatiCocteau va alla guerra. Ovviamente, prima che questa sia iniziata. Se la scienza, come sostiene, è figlia dell'intuizione, meglio ancora, dell'illuminazione alla Rimbaud, cioè dell'illuminazione poetica, anche la storia lo è. Il 19 marzo 1914 annuncia alla madre che l'opera è terminata. Quale opera? Le Potomak, suo primo «romanzo» dove il surrealismo illuminato di un'autobiografia per scatti, per immagini, che prende il nome da un essere misterioso (mollusco? cefalopode? medusa?) custodito in un acquario sotto Place de la Madeleine, a Parigi, è intervallata da figurine picassiane (l'incontro con Picasso avverrà nel dicembre del '15), cubiste e... curviste. Li chiama «gli Eugeni», forse omaggio a se stesso, essendo Eugène uno dei suoi quattro nomi, o forse alla mamma Eugénie. La guerra d'anteguerra del soldato Cocteau, che fu poi addetto alle ambulanze ma presto rispedito a casa per motivi di salute, è naturalmente una guerra intellettuale. La guerra per imporre le ragioni dell'invenzione, per quanto in «stile rococò», come ammette nel «Prospetto» introduttivo.Ora Il Potomak approda finalmente sulle spiagge della lingua italiana, ben curata da Tania Spagnoli, nelle Edizioni Clichy, imprescindibile introduzione al Cocteau-pensiero che verrà e che tutti, volenti o nolenti o inconsapevoli, abbiamo conosciuto, tramite fotografie, poesie, romanzi, film. Il venticinquenne palombaro che s'immerge nella propria oceanica fantasia ci sorprende per la forma dei tratti somatico-letterari in tutto simili a quelli della maturità. «Non ne posso più - scrive nel Prospetto datato 1917 -. Inizia la guerra. Torno al silenzio dei libri. Lì è troppo in alto perché il biplano blindato vi salga, troppo in profondità perché il geografo ponga dei limiti al fuoco unanime».Passeggiate da flâneur, incontri avvolti da atmosfere oniriche (come quello con il parnassiano Pygamon, vale a dire Catulle Mendès), dialoghi con gli amici che hanno nomi di piante officinali, sbocciano improvvisi. E quando, visto il ritardo nella pubblicazione che avverrà soltanto nel '19, presso la Société littéraire de France, la guerra scoppia per davvero, Cocteau ai suoi Eugeni fa soltanto un minimo ritocco: mette loro sulle teste che già sembravano elmetti un bel chiodo tedesco.

Ma restano ciò che erano: «La scrittura del poeta più grossa, e che cerca maldestramente di liberarsi dalle parole».

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