Guerra in Ucraina

"Apocalisse nucleare probabile". Cosa nascondono le parole di Medvedev

Dmitry Medvedev è tornato a minacciare l'Occidente evocando una possibile "apocalisse nucleare". L'ex presidente russo è costretto ad usare una simile retorica per salvaguardare la sua posizione all'interno del Cremlino

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"Un'apocalisse nucleare non è solo possibile, ma anche abbastanza probabile". Dmitry Medvedev è tornato a minacciare l'Occidente con un post pubblicato sul proprio canale Telegram. Come ha più volte fatto da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha espressamente evocato uno scenario apocalittico, lasciando intendere che gli attori coinvolti nella crisi ucraina potrebbero ricorrere all'utilizzo di armi nucleari. Ma per quale motivo Medvedev continua ad utilizzare un simile linguaggio?

Le minacce di Medvedev

Andiamo con ordine. Medvedev ha spiegato che ci sono due ragioni che potrebbero generare la suddetta apocalisse nucleare. "Ci sono almeno due ragioni. Primo, il mondo è in uno scontro molto peggiore che durante la crisi dei Caraibi, perché i nostri nemici hanno deciso di sconfiggere davvero la più grande potenza nucleare, la Russia. Sono degli idioti squattrinati ma è proprio così", ha scritto, citando la crisi dei missili di Cuba che, nel bel mezzo della Guerra Fredda, portò il mondo sull'orlo di una guerra nucleare.

Il delfino di Vladimir Putin, nonché uno tra i suoi più stretti collaboratori, ha poi enunciato una seconda ragione. "È piuttosto banale: le armi nucleari sono già state utilizzate sapete bene da chi e dove, il che significa che non ci sono tabù", ha aggiunto, riferendosi implicitamente agli Stati Uniti e all'utilizzo, nel 1945, delle due bombe atomiche statunitensi che colpirono Hiroshima e Nagasaki, in Giappone.

Gli affondi del Delfino di Putin

L'ex presidente russo ha inoltre scritto un lungo articolo per il quotidiano statale Rossiyskaya Gazeta nel quale ha sottolineato come Mosca sia "minacciata" dalla possibilità che l'Ucraina possa aderire alla Nato. Medvedev ha quindi invitato per l'ennesima volta il blocco occidentale a non fare mosse azzardate. "Noi abbiamo sempre chiesto solo una cosa: tenere conto delle nostre preoccupazioni e non invitare le nazioni che un tempo facevano parte del nostro Paese nella Nato - ha scritto Medvedev - Soprattutto quelli con cui abbiamo dispute territoriali. Pertanto, il nostro obiettivo è semplice: eliminare la minaccia dell'adesione dell'Ucraina alla Nato".

Nello stesso pezzo, l'alto funzionario russo ha fatto presente che l'iniziativa per il grano del Mar Nero, così com'è adesso, "deve essere terminata". "Tutti si sono resi conto della dipendenza dai prodotti agricoli e alimentari del nostro Paese, che è il motivo dell'infinita campagna per l'accordo del grano. Anche se è già chiaro a tutti che non ce n'è bisogno così com'è e deve assolutamente essere terminato", ha scritto Medvedev riferendosi all'accordo che scadrà il prossimo 17 luglio.

Da riformista a falco

Senza elencare tutte le offese, gli affondi e le minacce fin qui lanciate da Medvedev, vale la pena ricordare che l'attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo è passato dall'essere un riformista filo occidentale ad un falco-guerrafondaio. Dal febbraio 2022 ad oggi, la sua è infatti diventata una delle figure anti occidentali più esplicite e minacciose della Russia, con tanto di frequenti menzioni di attacchi nucleari e previsioni di un collasso della civiltà occidentale.

In ogni caso, le sue affermazioni devono essere pesate per ciò che rappresentano: invettive mediatiche più che minacce da prendere seriamente. A detta degli esperti, ci sarebbe una chiara ragione dietro la retorica di Medvedev. L'ex presidente russo si troverebbe in una posizione di debolezza all'interno del sistema politico del Cremlino e starebbe quindi cercando in tutti i modi di impressionare Putin per "restare al sicuro". In che modo? Dimostrando di essere il più falco dei falchi.

E minacciando, di tanto in tanto, eventuali tragedie nucleari.

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