Guerra in Ucraina

Droni ucraini e movimenti russi. La strana guerra che si combatte nel Mar Nero

Dall'inizio della guerra in Ucraina, il fronte meridionale, in particolare quello navale, ha cambiato spesso prospettive. La flotta russa resta numericamente più forte, ma le tattiche di Kiev hanno messo sotto pressione le unità di Mosca erodendone la capacità di azione

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La guerra in Ucraina ha nel suo fronte meridionale uno dei lati più complessi e allo stesso tempo interessanti. La flotta russa del Mar Nero, quantomeno all'inizio del conflitto, appariva come un potere in grado di prevalere non solo in modo rapido, ma anche in modo continuativo rispetto alle esigue forze ucraine. La piccola e malridotta marina di Kiev era stata infatti annichilita subito dopo i primissimi giorni di guerra, al punto che è possibile dire che la flotta ucraina sia stato di fatto distrutta senza poter opporre anche la minima resistenza. Questo era inevitabile: i numeri, la potenza di fuoco e anche l'addestramento della flotta del Mar Nero non potevano essere paragonabili a una forza come quella ucraina che di fatto, tra fine dell'Unione Sovietica e perdita della Crimea non aveva potuto ricostituirsi.

Le cose sono cambiate nel corso della guerra. Kiev, in questo aiutata tanto dalle armi occidentali e dall'intelligence degli alleati quanto dall'addestramento delle forze Nato, ha saputo modificare le proprie tattiche di guerra, passando dalla semplice resistenza alla capacità di contrattacco. Così, dopo lo scenografico affondamento della nave Moskva, punta di lancia della Flotta russa del Mar Nero, e la riconquista dell'isola dei Serpenti, l'Ucraina ha rafforzato le proprie coste costringendo le unità russe o ad allontanarsi a distanza di sicurezza o addirittura a rimanere nei propri porti. Questo, va detto, non ha escluso che la flotta di Mosca potesse comunque colpire in profondità il territorio ucraino grazie ai missili lanciati da sottomarini o navi. Tuttavia, quello che è il bastione russo nel Mar Nero, cioè la Crimea, si è rivelato nel tempo una sorta di prima linea e non più una roccaforte ritenuta intoccabile.

Questo è diventato ancora più evidente con l'avvento della guerra dei droni. L'Ucraina, infatti, è riuscita a ottenere, a realizzare, ma soprattutto a usare modelli di droni navali e aerei in grado di penetrare la rete di difesa della Crimea. E questo ha messo sotto una costante pressione la flotta russa, che, pur neutralizzando molti dei barchini o dei velivoli usati da Kiev, ha anche subito perdite importanti, ma ha soprattutto ha percepito il senso di vulnerabilità. L'ultimo attacco ucraino a Sebastopoli è stato in questo senso eloquente: alcune unità russe sono state messe fuori gioco, in particolare il Minsk e il sottomarino Rostov sul Don. E questo nuovo attacco sembra avere avuto come ulteriore effetto quello di far spostare alcuni mezzi della flotta di Vladimir Putin nel più sicuro Mar d'Azov, quello che ora Mosca ritiene un "mare interno" dopo l'occupazione del Donbass oltre della Crimea.

La notizia, giunta dalla Marina ucraina, non rappresenta una novità assoluta nello scenario bellico, visto che già altre volte era stato segnalato un movimento della navi russe verso acque più sicure, lontane dalla prima linea.

Certo è che questo impone un nuovo cambiamento della strategia di Mosca, dal momento che allontanarsi dalla Crimea significa anche allontanarsi dalla costa sotto il controllo ucraino così come dalle rotte solcate dai cargo che partono dai porti in mano a Kiev.

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