Guerra in Ucraina

"Non non sacrificabili": così Zelensky prepara il cambio di rotta

Il presidente ucraino ha chiesto al nuovo ministro della difesa di cambiare filosofia, per limitare il più possibile le perdite

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Abbiamo bisogno di una nuova filosofia per il trattamento dei soldati ucraini. Le persone non sono sacrificabili”. Sono parole che potrebbero risultare come un’ammissione di colpa quelle pronunciate Volodymir Zelensky, nel corso di un evento di presentazione del nuovo ministro della difesa Rustem Umerov.

Il presidente ucraino ha chiesto più efficienza burocratica, più digitalizzazione e una maggior cura per i combattenti, perché “il loro tempo e la loro energia sono una risorsa per lo Stato”. Nel pieno di una controffensiva più lenta del previsto e con un perdite consistenti in termini di uomini e mezzi, l’Ucraina potrebbe essere costretta a rivedere la sua politica militare.

L’attuale condotta ha conseguito diversi successi: la “passeggiata” russa a Kiev non c’è stata, la controffensiva di Kharkiv (settembre 2022) ha permesso la liberazione di ampie porzioni di territorio e il Paese rimane saldo, stretto attorno ad un a Zelensky. Piccoli villaggi e grandi città, come Severodonetsk, Mariupol e Bakhmut, sono diventate fortezze in grado di resistere per settimane o mesi agli assalti russi, consumandone le risorse. La strategia dei “tritacarne”, però, ha fatto sentire il suo peso anche sulle risorse umane di Kiev.

In particolare, sono state le unità della difesa territoriale a far sentire più volte la propria voce e a lamentarsi delle condizioni in cui si sono ritrovate a combattere. Queste brigate sono composte da volontari, generalmente dotate di armamenti di epoca sovietica, e vengono schierate in ruolo difensivo. Nel corso dei mesi di conflitto, sono comparsi su Telegram e Twitter molti video in cui gli uomini denunciavano di essere stati lasciati a loro stessi, male armati e senza i mezzi necessari a respingere gli attacchi nemici. Sono stati impiegati anche nella recente controffensiva, come forze di presidio nelle posizioni riconquistate dalle unità dell’esercito regolare. Non è difficile pensare, dunque, che si siano spesso trovati sotto il tiro dell’artiglieria russa senza possibilità di contrastarla.

Nonostante il governo di Kiev non abbia rilasciato stime ufficiali, è ipotizzabile che le perdite tra queste unità siano molto elevate. D’altronde, sono più “sacrificabili” delle truppe d’élite addestrate dalla Nato o delle forze regolari. L’affermazione di Zelensky, però, potrebbe essere il preludio ad un ripensamento del loro utilizzo.

Anche le ultime operazioni militari hanno comportato perdite pesanti. La prima linea russa “Surovikin” è stata sfondata, ma campi minati, droni e artiglieria hanno reclamato troppe vite tra i ranghi ucraini. Nonostante la recente vittoria a Robotyne, gran parte dei territori occupati sono ancora sotto controllo di Mosca.

La battaglia si prospetta molto lunga e un ritmo di perdite del genere non sarebbe sostenibile, né per questa operazione, né tantomeno per il proseguire del conflitto.

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