Guerra in Ucraina

Zelensky vuole i caccia. "Danimarca e Paesi Bassi daranno gli F-16"

Il presidente ucraino si è recato nei Paesi Bassi per visitare la base con i caccia ritenuti essenziali per il futuro della guerra. Accordo con Rutte per 42 jet. Per Kiev però resta il nodo delle tempistiche

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La consegna dei caccia F-16 continua a essere al centro della partita diplomatica di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino si è recato in visita nei Paesi Bassi per visitare una base dove sono presenti proprio quei velivoli che ritiene fondamentali per il futuro del conflitto con la Russia.

Accompagnato dal primo ministro olandese Mark Rutte, già dimissionario, Zelensky ha compiuto questa visita in un momento non certo casuale. Due giorni fa, gli Stati Uniti avevano pubblicamente dato il semaforo verde alla fornitura degli F-16 da parte di Danimarca e Paesi Bassi, Stati che da tempo erano considerati i principali protagonisti di quella "coalizione dei caccia" che dovrebbe fornire gli aerei all'aeronautica ucraina.

Rutte, visitando la base insieme al leader di Kiev, ha confermato che "Paesi Bassi e Danimarca si sono impegnati a trasferire gli F-16 in Ucraina una volta soddisfatte le condizioni per tale trasferimento". Il presidente ucraino aveva spiegato il suo blitz olandese con un tweet in cui aveva scritto: "Argomento chiave: F-16 per l'Ucraina, per proteggere il nostro popolo dal terrore russo. Il Global Peace Summit, la Formula di pace e la giustizia per i crimini russi saranno tutti all'ordine del giorno". In queste ore, poi, Zelensky ha annunciato, sempre attraverso i propri canali social, che il governo Rutte ha deciso di consegnare all'Ucraina 42 jet, definendo questo accordo "solo l'inizio".

Per l'Ucraina il problema dei caccia è ormai uno dei dossier più bollenti dei suoi rapporti con gli alleati occidentali. Washington ha dato il via libera alla cessione, ma i tempi per l'addestramento dei piloti di Kiev non sono affatto brevi e dall'aviazione ucraina hanno sottolineato come sia impossibile averli a disposizione per l'autunno e tantomeno per l'inverno.

Il ministro della Difesa ucraino, Oleksy Reznikov, ha confermato la necessità di "mesi" per completare l'addestramento già iniziato in luoghi non precisati del blocco Nato. E questo, per quanto di gran lunga preventivabile, ha comunque rappresentato un ulteriore elemento di discussione in un periodo in cui, specialmente da Oltreoceano, si parla con sempre maggior insistenza di controffensiva ferma e di possibilità di negoziato. Qualsiasi ritardo nelle consegne, nell'addestramento o anche solo nei successi della controffensiva - molto più complicata di quanto veniva paventato da più ottimisti - rischiano di essere interpretati come motivi per mettere in discussione la strategia dell'Alleanza atlantica a sostegno dell'Ucraina.

Per l'Ucraina, bloccata dai campi minati e dalle fortificazioni russe e bombardata dai missili e dai droni di Mosca, è essenziale provare a recuperare "terreno" quantomeno nei cieli. Ci vorrà tempo, e questo non aiuta certo la diplomazia del governo Zelensky. Ma proprio per questo, il presidente ucraino continua a muoversi tra i Paesi Nato e non, nella speranza di ottenere il prima possibile armi e mezzi di cui ha bisogno. Non a caso è stato anche in Svezia, dove ha riparlato dell'ipotesi dei caccia Gripen, gioiello dell'industria bellica di Stoccolma.

Molti esperti avevano già sottolineato lo scorso anno che l'aereo più adatto per le forze ucraine fosse proprio il modello svedese, anche più dei caccia F-16.

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