Ha perso il centro, rinasce la destra

La Francia e l'Italia hanno storie politiche simili. È per questo che quello che avviene in Francia è un messaggio per quel che avviene in Italia e viceversa. Una è il laboratorio politico dell'altra. In Francia uno dei tre eventi avvenuti è stato di buon augurio per il centrodestra in Italia e speriamo che proprio i fatti francesi contribuiscano a eliminare quell'assurdo politico, per cui il termine sinistra è definito come il bene e il termine destra come il male; e dissolvere lo spazio di quella inesistente categoria di centro, che indica la delegittimazione della destra compiuta dalla sinistra e subita dalla destra.
I tre avvenimenti francesi sono la delegittimazione della sinistra come ideologia, del centro come fatto politico esistente e della destra ornata dalla simbolica del male.
Ci voleva un nobile ungherese, di discendenze ebraiche, a legittimare la destra francese non presentabile, quella che va dal maresciallo Petain e da Vichy, dalla battaglia di Algeri alla Quinta Repubblica. Il gollismo era una politica di destra che si legittimava a sinistra e quindi un centro improprio, che proprio dalla demonizzazione della destra francese tradizionale, traeva la sua forza. Il gollismo e la Resistenza prima, la decolonizzazione poi, avevano distrutto l'identità della destra francese, monarchica, bonapartista o repubblicana che fosse. L'unica Francia rispettabile era quella del generale de Gaulle, tutto il resto doveva demotivarsi delle sue origini prima di diventare forza politica.
Ma venne la bomba dell'immigrazione e, come negli anni Trenta, i quartieri che votavano comunista cominciarono a votare Le Pen, che divenne addirittura il candidato alternativo a Chirac nelle penultime presidenziali. La sinistra era sparita in tutte le sue culture, la destra petainista e coloniale era riapparsa come la seconda forza del Paese al livello della magistratura che, con la Quinta Repubblica, è divenuta il cuore della nazione: la presidenza della Repubblica.
Sarkozy ha superato la divisione tra gollisti e petainisti, tra colonialisti e terzomondisti, innanzi al problema che poneva in questione l'identità della Francia, e quindi anche della Repubblica: l'immigrazione. Ciò comandava la fine della divisione tra la destra che si riconosceva principalmente nella parola Francia e la sinistra che si riconosceva nella parola Repubblica. Così in Francia ha vinto una destra ormai unita nelle sue componenti tradizionali e repubblicane, mentre svaniva il fantasma del centro e del ritorno alla quarta Repubblica, evocato a un tempo da un socialista moderato come Michel Rocard e dal democristiano François Bayrou. Il suo partito non l'ha seguito nel tentativo di delegittimare Sarkozy e di costituire l'unità ideologica antifascista e resistenziale. Il centro è diventato destra.
La sinistra ha confermato la sua inesistenza come alternativa nazionale dopo la sconfitta di Jospin proprio con il fatto di aver dovuto ricorrere a una donna, perché nessun candidato, ideologicamente socialista, era affascinante come socialista. Ma la femminilità non è una carta socialista in sé stessa. Non a caso Ségolène si è classificata, come candidato presidenziale, a destra dei notabili definiti «elefanti». Candidare Laurent Fabius o Strauss Kahn è oggi un'impossibilità politica. La sinistra è paralizzata, e l'idea di un ritorno alla Quarta Repubblica ricostituendo il centro è svanito dinanzi al fatto che Bayrou si è visto isolato dal suo stesso partito. Così in Francia è rinata la destra, non il centrodestra.
Sarkozy ha compiuto la medesima operazione che Berlusconi ha fatto in Italia, legittimando l'Msi e la Lega Nord, cioè superando sia la pregiudiziale antifascista che quella antinazionale. La destra in Francia appare come tale e il suo effetto potrebbe essere quello di fare l'operazione del linguaggio politico di cui l'Italia ha bisogno: quello di eliminare la parola centro e legittimare il termine destra come alternativo a ciò che viene indicato come sinistra.

Udc e Margherita si sono riflesse nella sconfitta di Bayrou. La Francia si è rivelata bipolare come lo è l'Italia. La speranza è che il termine «centro» sparisca gradualmente dal vocabolario politico.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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