Papa Benedetto XVI ha fortemente voluto che dal nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica fosse ricavato un compendio nella forma a domande e risposte, che fu quella del celebre Catechismo di san Pio X. Ma cè chi, anche da parte cattolica, si è scandalizzato. In questo scandalo io vedo due radici culturali. La prima è una difficoltà a capire che il problema del cristianesimo oggi è eminentemente un problema di conoscenza. Se stacchiamo lesperienza dalla conoscenza riduciamo lesperienza a sentimento, emozione. Invece è bene che anche i cristiani sappiano di non sapere praticamente nulla (quel nulla che spesso sinsegna ai bambini del catechismo, oggi - per chi ci va ancora). Solo conoscendo le categorie cristiane noi possiamo viverle adeguatamente.
La seconda radice è quella che relega ogni dimensione ontologica nellambito della «cultura», dellespressione artistica ecc. Un artista con spinte metafisiche, posseduto da visioni inquietanti, ci piace. Ma guai se questa stessa dimensione diventa loggetto di uneducazione possibile per tutti, come il catechismo. Gli stessi che odiano la Chiesa quando parla del paradiso e del fuoco dellinferno amano gli artisti che ce li mostrano. Che ipocrisia.
Questo rifiuto ha una storia, in Occidente. Sentite Hegel, il più importante filosofo politico delletà moderna. «La religione cristiana (...) non si è sviluppata, né per quanto riguarda il contenuto né per quanto riguarda la forma, dal terreno della fantasia come gli dèi orientali e greci. Se è la fantasia che dà il significato allunione del vero interiore con la sua forma perfetta - e nellarte classica compie veramente questo collegamento -, nella religione cristiana, invece, noi troviamo accolta fin dallinizio la peculiarità mondana del fenomeno, così comè, accolta nellideale come un momento, e lanimo, privo di ogni esigenza di bellezza, appagato della grossolanità e accidentalità dellesteriore». (Estetica, II Sez. 3 III)
Hegel coglie puntualmente lessenza del Cristianesimo: quella, cioè, di essere un avvenimento (la peculiarità mondana del fenomeno) assunto nellideale come un momento (dellideale stesso). Ma proprio questo, lavvenimento, è secondo Hegel il grande nemico da combattere, perché solo nellimmaginazione linteriorità - vero tempio della religione e, in un certo senso, vero dio - può assumere la sua forma perfetta, visibile.
Hegel e lessenza tradita del Cristianesimo
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