Come sarebbe cambiata la storia della Cristianità se Gesù avesse avuto un fratello gemello di nome Cristo? Che visione avremmo avuto delle sue predicazioni se fosse stato proprio suo fratello a stendere i primi resoconti evangelici? E se Cristo accanto a Gesù avesse svolto il ruolo del Satana tentatore e anche quello di Giuda? E se fosse stato proprio lui a creare il concetto evangelico di Chiesa interpolando i testi del fratello Gesù? Il giornale inglese The Church of England Newspaper trovandosi a commentare in anteprima queste tesi narrative inserite nellultimo romanzo di Philip Pullman, Il Buon Gesù e il Cattivo Cristo (Ponte alle Grazie, pagg. 162, euro 14)) ha sostenuto che «cinquecento anni fa Pullman sarebbe finito sul rogo... Oggi le sue idee invece infiammano il dibattito». E in effetti in Inghilterra le polemiche si sono accese fin dai primi giorni della pubblicazione, acuite dal fatto che già in passato Pullman è stato tacciato di ateismo per la critica delle istituzioni religiose contenuta nel suo ciclo fantasy Queste oscure materie. Una posizione, la sua, che ha portato certi estremisti cristiani a scendere in piazza per boicottare nel 2007 luscita del film La bussola doro tratto proprio dalla sua saga. Eppure, nonostante le accuse Il Buon Gesù e il Cattivo Cristo è un libro nato proprio dal confronto religioso fra lo scrittore inglese e larcivescovo di Canterbury e fin dalle prime pagine si intuisce lintento di mescolare dramma, ironia, ricostruzione storica e dibattito. «Chiacchierando con il venerabile e coltissimo Rowan Williams - ci confessa Pullman - mentre stavamo discutendo al National Theatre di Londra della mia posizione critica riguardo alla Chiesa contenuta nel ciclo Queste oscure materie, larcivescovo mi ha chiesto perché non avessi mai espresso opinioni chiare su Gesù. Ci ho pensato, e qualche tempo dopo quando leditore Canongate mi ha chiesto di contribuire a una collana in cui venivano riraccontati i miti della storia ho deciso di farlo con Il Buon Gesù e il Cattivo Cristo».
Comè nata lidea dei due gemelli Gesù e Cristo?
«Sono partito dalla natura duplice del nome che è stato attribuito a Gesù Cristo nei secoli. Da una parte abbiamo la figura di Gesù, luomo storicamente vissuto circa duemila anni fa in Palestina e messo poi a morte. Dallaltra abbiamo invece la figura del Cristo, il Messia che è stata nei secoli proposta dalla Chiesa. Gesù non ha mai dichiarato in vita di essere il Messia. Ho così sdoppiato i suoi due caratteri e lespediente dei gemelli mi ha permesso anche di mostrare due lati possibili, uno positivo e laltro negativo».
Che criterio ha usato nella selezione dei momenti evangelici da riraccontare?
«Ho scelto quegli episodi che maggiormente sottolineavano la parte di Gesù e quella di Cristo. In particolare, ho descritto nel dettaglio i quaranta giorni di Gesù nel deserto e ho deciso che a porgli alcune delle tentazioni che nei Vangeli sono attribuite a Satana fosse proprio suo fratello Cristo che lo tenta proponendogli di realizzare lorganizzazione della Chiesa. Cristo spiega al fratello che potrebbero dominare il mondo, ma Gesù per tutta risposta se ne andrà dal deserto, disgustato proprio da questo episodio... Scrivendo il romanzo mi sono trovato a rinarrare la storia più conosciuta al mondo. Tutti sanno come finisce e conoscono bene la dimensione di tragedia in essa contenuta. Ma daltra parte i i grandi drammaturghi del passato come Eschilo, Sofocle ed Euripide raccontavano storie che erano familiari al loro pubblico e in cui la suspense derivava da come veniva strutturata la narrazione. Io modestamente mi sono inserito in questa tradizione».
Perché nel Discorso delle Beatitudini ha anche inserito i maledetti da Gesù?
«Gesù era convinto che lavvento del regno era imminente e che le cose sarebbero cambiate radicalmente nel giro di poco tempo.
«Ho separato Gesù dal suo gemello Cristo E ho messo in scena un dramma religioso»
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