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I ciclisti del Tour messi in frigo a -150°

I corridori AG2r ad ogni tappa entrano in una cabina raffreddata ad azoto liquido. Roche jr: "Che mazzata..."

I ciclisti del Tour 
messi in frigo a -150°

Chateauroux - Guardano il cielo e sui loro volti cala un velo di tristezza mista a rassegnazione. Anche oggi pioggia. Anche oggi acqua e vento. Ma prima, così per gradire, poco prima di partire per l'ennesima fatica di giornata, i nove corridori impegnati in questo Tour de France trascorrono tre minuti in un congelatore: proprio come dei polli.

Il ciclismo non è sport per signorine, si sa. Il ciclismo è sport estremo per autentici fachiri. Al Tour in tre settimane i corridori sono messi a dura prova e lungo le strade della Grande Boucle trovano tutto e il contrario di tutto: caldo ossessivo e gelo invernale. Sui Pirenei generalmente si trovano sia l'uno che l'altro, in più c'è spesso la "bolla" dell'umidità, che raggiunge percentuali insopportabili anche per chi come noi è chiamato solo a muoversi a piedi. Come se non bastasse i ragazzi dell'AG2r, una delle formazioni transalpine al via di questo Tour de France, devono anche sorbirsi prima e dopo la corsa tre minuti in un frigorifero apposito a 150° sotto lo zero.

Così, a fianco dei fantascientifici truck che trasportano personale e corridori, qui al Tour c'è anche un furgoncino che altro non è che un frigorifero nel quale i corridori vanno a rinfrescarsi mattino e sera per recuperare meglio gli sforzi di ogni giornata di corsa. Il dottor Eric Bouvat, medico sociale del team transalpino, ci spiega i benefici della crioterapia. «Sia chiaro, non siamo davanti ad un ritrovato miracoloso. Si tratta di un aiuto al normale processo di recupero che deve essere dietetico (idratazione e nutrizione), meccanico (massaggi e calze a compressione) e fisiologico (freddo) - spiega -. Dopo aver utilizzato una piscina con acqua a 8 gradi, siamo passati al top con una cabina raffreddata con azoto liquido polverizzato, dove i corridori sfruttano i benefici che può garantire una temperatura di circa 150° sotto lo zero».

La tecnica, che arriva dal Giappone, è da tempo utilizzata per curare infiammazioni articolari e reumatiche. «Questo metodo - spiega Bouvat -, è molto più semplice, rapido e psicologicamente più facile da utilizzare che non la piscina: le sedute sono limitate a 3 minuti, tutto è più facile. Lo choc termico, certamente più significativo, è anche più efficace. Ed il ciclismo, che richiede sforzi importanti e ripetuti in serie, è lo sport ideale per sfruttare questa terapia. È utile al mattino per prepararsi allo sforzo, è utile la sera per favorire il recupero e il beneficio del massaggio».

Prima di entrare nel frigorifero, i corridori devono infilarsi dei guanti e dei calzettoni speciali per proteggere le estremità che sono molto più sensibili. Un piccolo ascensore interno alla cabina permette di regolare il pianale all'altezza di qualsiasi corridore, perché è importante che i bronchi non siano esposti alla temperatura più bassa.

«La seduta del dopo corsa non è un problema - spiega Nicolas Roche, figlio d'arte (papà Stephen Roche vinse Giro, Tour e Mondiale, ndr), nonché capitano dell'AG2r - perché il corpo ha ancora il calore dello sforzo. Al mattino, quando l'organismo è ancora in fase di riposo, è più faticoso: il freddo è davvero una mazzata. I benefici? Quando esci dalla cabina senti le gambe leggere e tonificate. La circolazione è più fluida e i muscoli sono pronti a ricevere il massaggio. Non vi nascondo che al mattino, dopo esserci alzati, quando scrutiamo il cielo e vediamo che fuori piove e ci attende l'ennesima giornata di sangue e fatica, la voglia di finire in un frigorifero per tre interminabili minuti è... ai meno 150…».

Nous comprenons.

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