I dittatori venduti a pezzi nei mercatini della memoria

Ezio Savino

Air Force One è una sigla che tutti ricollegano al jet presidenziale americano, icona di un potere planetario che offre al capo la prerogativa quasi mitologica dell'ubiquità, dell'invulnerabilità, di una facoltà di controllo illimitata sui comuni mortali. Un'idea che piacque anche al maresciallo Josip Broz, detto Tito, che nel 1958 requisì per il suo hangar personale un DC-6B della Jat, la compagnia di bandiera dell'allora Federazione Jugoslava, per allestirne un salotto di rappresentanza volante extralusso, politico e mondano. Da costoso giocattolo a impegnativo feticcio: la parabola è descritta sulle colonne di Slobodna Dalmacija, giornale di Spalato, che riferisce di un recupero eccellente, da parte del collezionista Dietrich Matesic, miliardario con la passione dei motori (è il patron di una scuderia di Formula 1), ultimo proprietario di una macchina che dalle piste di Belgrado e dai fasti di una rete di amicizie che impreziosiva l'agenda del maresciallo, includendo regnanti, potenti come Castro e star come Sophia Loren, era passata di mano fino alla rugginosa quiescenza in un deposito di Lusaka. Non è storia nuova. Il tramonto degli astri - o presunti tali - innesca l'indotto dei feticci, paradiso delle case d'asta e del circuito collezionistico.
La spada sfoggiata dal gerarca nazista Hermann Goering il giorno del suo matrimonio (valore 3-4 milioni di dollari), prima di adornare una vetrina del Museo di Storia Militare di Washington, in seguito a requisizione dell'F.B.I., era stato il pezzo forte della collezione di Bryan Garrett Downey, un operatore di borsa californiano che per soddisfare la sua ingordigia di feticci trafficava in droga. Nel caso dell'arma, il notevole valore aggiunto consisteva nel fatto che il metallo proveniva dalla spada di Napoleone, ramazzata dai nazisti durante l'occupazione della Francia. Il tasso affettivo (e la dimensione venale) del feticcio cresce ad ogni passaggio, se le mani sono illustri. È il caso di una scacchiera, con doppia serie di pezzi, bianchi e neri, donata a Nicolae Ceausescu dal campionissimo Anatoly Karpov. Il fragoroso crollo del culto della personalità del «conducator» romeno fu scandito dai rintocchi dei battitori d'asta, che assegnarono a prezzo iperbolico una limousine americana, marca Buick, omaggio di Nixon al satrapo dell'est.
Gigantesco il giro d'affari prodotto dal transito di Mao. Qui non lavorano i suoi cimeli, ma la sua stessa immagine, stampigliata su un numero di distintivi a nove zeri, oltre che campeggiante nelle sale dei ristoranti in cui la passione gastronomica del condottiero per il maiale grasso al sugo di carne e per la zuppa tradizionale funziona alla grande come medium pubblicitario.

Secondo gli antropologi, in questi casi il feticcio (dal latino faticium, «idolo fabbricato», cioè fasullo) svolge una funzione catartica, purificatrice delle antiche paure generate dagli eccessi di potere, festosi balocchi, ma anche tragici emblemi della vanità umana.

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