Controcorrente

I genietti del classico sfondano a Oxford

I suoi ex studenti all'università hanno una media del 29,2. La nuova frontiera è alternare scuola e lavoro

nostro inviato a LeccoNegli ultimi giorni di gennaio il sito web del liceo classico Manzoni di Lecco sembrava parlare di tutto meno che di scuola. Tra le notizie principali l'itinerario di una ciaspolata in montagna, il programma di una visita all'Accademia di Brera a Milano, gli orari di un ciclo di conferenze: una sui vulcani in Islanda, un'altra sui problemi dell'economia. Roba da centro per il tempo libero più che da ginnasio d'élite. Giovanni Rossi, il preside, sorride e spiega: «Non si faccia idee sbagliate, c'è una spiegazione semplice: da qualche anno, come molti altri licei, sospendiamo le lezioni per una settimana alla fine del quadrimestre, e ci dedichiamo ad altro. Chi ha dei problemi in qualche materia resta in classe per recuperare. A chi ha un rendimento soddisfacente offriamo approfondimenti e spunti. E nel programma complessivo ci sta bene anche una passeggiata insieme. Quest'anno circa un terzo degli studenti hanno frequentato i corsi di recupero. Gli altri hanno partecipato alle varie attività proposte». L'approccio sembra funzionare, visto che l'istituto ha conquistato, secondo i dati della Fondazione Agnelli, il titolo di miglior classico d'Italia. Chi esce dal Manzoni, una volta arrivato all'università, ha una media del 29,27. «E pensi che in qualche misura i dati ufficiali ci penalizzano», racconta il preside Rossi. «Secondo le statistiche del ministero il 2% dei nostri studenti non prosegue gli studi. E invece si tratta di quelli, spesso i più bravi, che si iscrivono direttamente a un ateneo straniero e che quindi non risultano dalle cifre ministeriali. Negli ultimi anni abbiamo avuto diplomati che sono andati a Yale o a Oxford, piuttosto che al Politecnico di Zurigo o all'americana John Hopkins».Anche all'apparenza il Manzoni è il tipico liceo-istituzione di provincia: la sede è in pieno centro, nell'antica caserma austriaca e da quasi cent'anni qui studia la classe dirigente lecchese. Nelle sue aule sono passati tra l'altro il cardinale Angelo Scola, Roberto Formigoni e l'ex ministro Roberto Castelli. Come gli altri licei classici la scuola fa i conti con la popolarità calante del più tradizionale indirizzo di studi della scuola italiana: fino a qualche tempo fa le sezioni erano quattro, con la maturità del 2015 si sono ridotte a due. Per questo sin dal 2012 il Manzoni è diventato anche liceo linguistico (anch'esso ben piazzato nelle classifiche della Fondazione Agnelli): in tutto gli allievi delle due anime dell'istituto sono 800. Rispetto alla vecchia scuola molto è cambiato. «Una volta, diciamoci la verità, il vanto del classico era la selezione», dice Daniela Pederiva, insegnante di latino. «Il professore entrava in classe, spiegava e poi erano problemi dell'allievo. Adesso bisogna sempre tenere presente quello che deve essere il risultato finale ma i percorsi, di approfondimento e di sostegno, sono diventati più complessi». La conseguenza è che è cambiato anche il tasso di alunni bocciati. «Il record l'abbiamo fatto un paio d'anni fa, con un respinto solo. Merito anche dell'attività di riorientamento che facciamo durante il primo anno d'iscrizione», spiega Rossi. «Tutto sommato siamo un buon esempio del fatto che la ricerca dell'eccellenza si fa anche facendo attenzione a chi è in difficoltà».Da tempo la scuola ha avviato sperimentazioni e potenziamenti per correggere quelli che venivano individuati come «difetti» del liceo classico: un'ora in più di matematica (a scapito, almeno in passato, di un'ora di latino), più inglese. «Da questo punto di vista l'accoppiamento con un liceo linguistico ci è stato utile per aprirci di più verso il mondo», spiega Rossi. Ma la nuova frontiera sono i «percorsi di alternanza scuola-lavoro». Dopo la riforma del 2015 (la cosiddetta «buona scuola») anche per i licei è diventato obbligatorio il tirocinio in aziende o istituzione esterne. E i ragazzi del Manzoni hanno incominciato a «lavorare». Il fiore all'occhiello è una mostra «Morandi, Morlotti e il paesaggio italiano tra le due guerre», appena aperta nel principale polo museale lecchese.

Gli alunni del migliore classico d'Italia hanno contribuito a scrivere le schede di lettura, gestiscono il sito internet e ogni domenica fanno da guida ai visitatori.AA

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