Ma i giovani preferiscono gli atenei alle discoteche

Le notti estive sono dei giovani. Capaci ancora di stupire, i giovani di oggi cercano testardamente una loro specificità che sia contro le regole degli adulti. Il mondo che i nostri figli ci hanno dato in prestito, a loro non piace. Soprattutto perché non sopportano più di vedere noi adulti comportarsi da adolescenti. Basterebbe osservare le magliette colorate con le immagini del Che gonfiate in modo imbarazzante sopra i ventri prominenti di cinquantenni senza decoro, e ascoltare la musica che «unisce le generazioni» (Genesis, Rolling Stones, ecc.) che invece non fa altro che scavare un baratro fra due mondi che ormai si capiscono sempre di meno. L’esempio più recente ed emblematico sono le 21 notti di cultura e di spettacolo che una decina di assistenti e ricercatori della Facoltà di Scienze delle Comunicazioni de La Sapienza hanno organizzato dentro la storica Città Universitaria di Roma, la stessa dalla quale, solo 30 anni fa (ma pare un secolo), venne cacciato Lama. Da un paio di settimane, migliaia di ragazzi si affollano ogni notte davanti ai palchi costruiti davanti alla scalinata de La Minerva e dentro i gazebo sui prati. Ascoltano poesie e lezioni, vedono corti e video sperimentali e, qualche volta, si ricordano anche di andare a ballare davanti alle esibizioni live di gruppi che gli adulti non hanno mai sentito nominare. La manifestazione è organizzata da un gruppo di laureati e dottorandi (età fra i 26 e i 28). Da due mesi dormono fra le due e le tre ore per notte. Si occupano di tutto. Hanno organizzato il palinsesto dell’iniziativa (una media di una decina di eventi al giorno, fra concerti, spettacoli, lezioni e convegni), si occupano della logistica (dai palchi alle centraline elettriche), fanno l’ufficio stampa, si occupano delle pubbliche relazioni (fra gli ospiti si sono succeduti politici, intellettuali famosi, artisti) e, la notte, verso le tre, si preoccupano che nessuno rimanga chiuso dentro la città universitaria prima che i cancelli vengano sbarrati. Trovano anche il tempo di fare qualche pulizia spicciola. Sono stremati ma entusiasti. I loro coetanei hanno risposto seriamente e con convinzione. Spesso la sera si vedono folle più numerose davanti ai convegni che davanti ai concerti. Ma il mondo degli adulti non capisce. Periodicamente alcuni autorevoli docenti de La Sapienza si lamentano perché trovano un paio di bottiglie vuote davanti alle loro facoltà o perché i gazebo tolgono spazio ai loro preziosi parcheggi interni o perché le prove sound di giorno disturbano qualche esame. Un’occasione sprecata per il mondo degli adulti. Gli studenti sono i soggetti dell’educazione. La Sapienza ha 250mila iscritti. Pensare di gestirli secondo noiose pratiche burocratiche è uno sbaglio. Il domani appartiene a loro, non a noi. Diamo loro aria, facciamoli volare. E se durante le caldi notte dell’estate romana, invece di andare ad schiantarsi a duecento all’ora su qualche strada di periferia, preferiscono sedersi per ascoltare una lezione di storia o di fisica, dovremmo ringraziare il cielo e complimentarci con noi stessi.

Non lamentarci.

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