Cultura e Spettacoli

I guai del matrimonio secondo Indro Montanelli

Torna la brillante pièce una delle più felici del grande giornalista

Il teatro di Indro Montanelli è l'aspetto meno conosciuto della sua eclettica attività. In realtà il grande giornalista ha avuto un amore per nulla episodico per il palcoscenico, come dimostra la decina di commedie che ha scritto e che sono state rappresentate da Tino Carraro, Ernesto Calindri e Mario Carotenuto. La drammaturgia di Montanelli, sottovalutata spesso dalla critica, non è per nulla univoca, come succede di solito agli autori occasionali o considerati tali. C'è il Montanelli che affronta ne I sogni muoiono all'alba la rivoluzione ungherese del 1956, e quello che in Kibbutz ci dà un lucido ritratto del contrasto generazionale in Israele.
È un autore che vuole divulgare sul palcoscenico i temi che lo coinvolgono come giornalista di razza, sempre in prima linea sugli avvenimenti di attualità più significativi. C'è, però, un altro Montanelli che utilizza le armi dell'umorismo e della satira in una drammaturgia ricca di umori e attenta ai cambiamenti del nostro paese, dove anche la battuta più mordente non è mai fine a se stessa. È l'autore di Resisté, che dissacra certi aspetti del nostro costume politico, di Cesare e Silla, con quella conclusione paradossale (ma non troppo) che solo i pazzi possono creare la democrazia e di Il petto e la coscia, ora in scena al Teatro Rossini di Roma. La commedia è una delle più felici di Montanelli nel cogliere con estro e ironia la vita matrimoniale. Orazio è un commerciante di ortofrutticoli, un po’ grossier ma ruspante e sincero. Amanda è una donna con ambizioni culturali e artistiche, che ha il mito del salotto Bellonci. Il loro contrasto caratteriale è rappresentato da un fatto culinario. Lui è un patito della coscia del pollo e ha costretto la moglie a mangiare sempre il petto. Ma quando lei si ribella e affonda i denti in una coscia la crisi è inevitabile, anche se, alla fine, si ricompone. Silvio Spaccesi e Rosaura Marchi, guidati dall'agile regia di Paolo Mosca, recitano con la complicità necessaria. Spaccesi ha tempi comici imprevedibili e anche quando va un poco a soggetto resta fedele allo spirito del testo. La Marchi utilizza il suo temperamento napoletano per darci un ritratto della moglie spiritoso e sempre vivace.



IL PETTO E LA COSCIA - di Indro Montanelli, Teatro Rossini (Rascel) di Roma, fino al 25 marzo.

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