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I militari turchi ribadiscono: «Lo Stato laico non si tocca»

Il capo delle Forze Armate: «I centri del male vogliono erodere la nostra Costituzione»

da Ankara

Cominciamo bene. Oggi Abdullah Gul, esponente del partito islamico del premier Recep Tayyp Erdogan, viene eletto undicesimo presidente della Repubblica e il giorno prima i militari sono tornati a porre l'accento sulla laicità dello Stato e i princìpi su cui si fonda la Repubblica turca. Nel tardo pomeriggio di ieri il Capo di Stato maggiore, generale Yasar Buyukanit, ha emesso un comunicato in occasione della Festa della Vittoria, che ricorre il 30 agosto. L'anticipo non è affatto casuale. «La laicità dello Stato turco - si legge - è sotto l’attacco dei centri del male, che stanno cercando sistematicamente di erodere la natura laica della Repubblica turca».
Che i centri del male siano legati al governo islamico-moderato di Erdogan è chiaro. Già lo scorso 27 aprile i militari, alla prima bocciatura di Gul per mancanza del numero legale, avevano pubblicato un altro comunicato, che aveva rievocato il ricordo del golpe del 1980. Buyukanit in quell'occasione era tornato a ricordare che l'esercito è il custode della laicità dello Stato.
In questi cinque mesi il Capo di Stato maggiore aveva chiesto più volte un candidato alla presidenza della Repubblica «laico, democratico e fedele ai princìpi fondatori della nazione».
L'esecutivo guidato da Erdogan ha ricandidato Gul per ben due volte, ad aprile e lo scorso 13 agosto, forte anche del 47 per cento dei consensi ottenuti alle ultime elezioni politiche, anticipate, che si sono tenute il 22 luglio.
Nella votazione di oggi il ministro degli Esteri uscente e delfino di Erdogan ha la certezza matematica di essere eletto. L’articolo 102 della Costituzione, infatti, prevede che per eleggere il Capo dello Stato nelle prime due votazioni ci voglia una maggioranza che superi i due terzi del Parlamento, ossia 367 deputati. Per il terzo e il quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza del 50 per cento più uno, ossia 276 deputati, sempre con 367 presenti in aula.
Nei primi due scrutini, che si sono tenuti il 20 e il 24 agosto, Gul aveva ottenuto rispettivamente 341 e 337 voti. Se considera che il suo partito da solo detiene 340 seggi, la sua elezione oggi è semplicemente certa.
Il primo compito che il nuovo presidente dovrà assolvere sarà quella di approvare la lista dei ministri che presenterà il suo grande amico Erdogan. La Turchia si appresta a diventare un Paese monocolore: dalla presidenza della Camera a quella della Repubblica, passando per il controllo del governo.

Molti dubitano che in Turchia, adesso, si possa garantire l’imparzialità.

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