Medicina

Impianti di protesi d’anca e di ginocchio in grande sicurezza

Felicita Donalisio

Nell’ultimo decennio, con l’aumentare dell’età e, soprattutto, della qualità della vita media, sono andate aumentando anche le richieste per una migliore fisicità da parte di persone cinquantenni-sessantenni, motivate da esigenze sia lavorative sia sportive. Purtroppo, questa è anche la fascia d’età che più frequentemente è colpita da alterazioni artrosico-degenerative delle grandi articolazioni, in particolare dell’anca e del ginocchio, per le quali è necessario ricorrere ad interventi protesici. La chirurgia dell’anca e del ginocchio offre una risposta a problemi ed esigenze sempre più diffusi, occupando un capitolo fondamentale nell’ortopedia moderna (basti pensare che ogni anno, in Italia, si effettuano ben 75 mila protesi d’anca e 35 mila di ginocchio). Grazie ad essa, migliaia di persone riescono a riprendere una vita lavorativa e di relazione normale, e persino a svolgere attività sportive amatoriali (caccia, pesca, golf).
Perché questo sia possibile, sono indispensabili molteplici fattori: validi chirurghi ortopedici, tecniche all’avanguardia, materiali ottimali, tempestività dell’intervento. In poche parole: adeguate strutture chirurgiche riabilitative.
Una di queste è l’Unità Operativa di Sarzana (per info: 0187 604631), di cui il professor Massimo Bottai è primario ortopedico e direttore del dipartimento chirurgico della ASL 5 Spezzino: «Per poter dare una risposta di alto livello professionale, un centro di chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio necessita non solo di chirurghi ortopedici esperti nella chirurgia protesica degli arti inferiori, ma anche di una equipe medica multidisciplinare che si faccia carico non solo dell’intervento, ma anche della riabilitazione fino alla dimissione e accompagnare il paziente passo dopo passo lungo l’intero percorso», afferma il primario. «L’Unità Operativa di Sarzana, inserita nel complesso dell’Ospedale San Bartolomeo, grazie alla presenza nello stesso edificio della Fondazione Don Gnocchi, offre, a totale carico del Sistema sanitario nazionale, un servizio chiamato “Circuito-Chiuso” (Intervento-riabilitazione-dimissione) sia nei casi di primo impianto sia per le eventuali revisioni». Purtroppo in Italia i Centri con queste caratteristiche non sono molti e soprattutto, sono accessibili con difficoltà a causa di lunghe liste di attesa. Per i pazienti che abbiano la necessita di un percorso terapeutico riabilitativo più celere, le vie possibili sono due: la prima prevede l’autorizzazione ad anticipare l’applicazione di una protesi d’anca o di ginocchio, quando questo intervento sia dettato da una urgenza e da una gravità certificate. La seconda è il ricorso alle prestazioni ospedaliere in regime libero professionale, regolate dalle attuali normative sul «intramoenia». Quest’ultima soluzione comporta naturalmente un certo impegno economico per il paziente che, può essere meglio affrontato con una adeguata copertura assicurativa. Una polizza sanitaria deve includere tra le prestazioni offerte anche gli interventi di chirurgia protesica. Per meglio garantire i pazienti più esposti al rischio ortopedico, si deve escludere la facoltà di recesso da parte dell’assicurazione. Polizze con queste caratteristiche sono state a lungo assenti dal mercato. Oggi si cominciano a proporre soluzioni interessanti, come quella di un leader austriaco (www.uniqa-assicurazioni.

it) che offre all’assicurato la possibilità di una copertura «a vita intera», che non si interrompa, come avviene nella maggior parte dei casi, ai 65-70 anni, proprio quando si potrebbe manifestare il rischio più elevato.

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