Come incentivare le adesioni alla previdenza

Anche in Italia cresce anno dopo anno la formula integrativa. Cosa sono i «Pir» e i «Pepps»

Ennio Montagnani

Lentamente, ma anche in Italia, la previdenza integrativa cresce anno dopo anno. Le adesioni ai fondi pensione nel 2015 hanno toccato quota 7,2 milioni, con un incremento del 12,1% sul 2014. È vero, come fanno notare gli addetti ai lavori, che occorre tenere conto che gran parte dell'incremento annuo è dovuto al nuovo contratto dei lavoratori edili che prevede l'iscrizione automatica al fondo pensione, ma è altrettanto vero che il tasso di adesione, cioè il rapporto tra i lavoratori iscritti al fondo pensione e tutti gli occupati, si attesta al 32,2%. Una percentuale che è più elevata (37,9%) tra i dipendenti del settore privato (dove, su 13,6 milioni di occupati, ce ne sono 5,1 milioni iscritti ai fondi pensione) e tra gli autonomi (34,3%, pari a 1,9 milioni di iscritti su 5,5 milioni di occupati). Al contrario, è decisamente bassa tra i dipendenti del settore pubblico: su 3,3 milioni di occupati statali, regionali, e comunali soltanto 174mila risulta iscritto a un fondo pensione.

Tuttavia, da alcuni anni sta emergendo una tendenza preoccupante: sono 1,8 milioni i soggetti iscritti a fondi pensione che non versano contributi. La crisi economica del 2007-2008 ha ridotto drasticamente le entrate di molti lavoratori che, come risposta, hanno tagliato anche i versamenti alla pensione integrativa. Come rimettere in moto la voglia di previdenza in Italia? Una prima risposta potrebbe essere quella di ampliare l'offerta di prodotti. Ma, da una analisi recente, si può dimostrare che l'offerta in questo ambito sembra addirittura eccessivamente ampia dal momento che sono disponibili sul mercato 469 fondi: dai 50 fondi aperti ai 36 fondi negoziali, dai 78 piani individuali pensionistici (Pip) ai 304 fondi preesistenti, sino a FondInps. Alcune idee più concrete e mirate sembrano invece essere emerse durante il Salone del Risparmio, la manifestazione che ogni anno richiama migliaia di risparmiatori.

Quest'anno si è parlato della nascita dei Piani individuali di risparmio (Pir), dei Pepps, i Prodotti pensionistici individuali paneuropei. È stato lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a dichiarare che il governo sta studiano la possibilità di introdurre misure che abbiano l'obiettivo di veicolare il risparmio verso le imprese, così da agevolare e favorire lo sviluppo di strumenti di gestione specializzati. In quest'ottica sono esaminate attentamente le esperienze di altri Paesi per mettere a punto l'introduzione, anche in Italia, di piani individuali del risparmio. Ma, come ha avuto modo di puntualizzare il neopresidente di Assogestioni, Tommaso Corcos, si pone la necessità di introdurre in Italia incentivi fiscali per l'investimento a lungo termine delle famiglie.

«I Pir rappresentano una delle soluzioni più interessanti: consentono di rispondere in modo efficace sia alle esigenze degli investitori che necessitano di un forte incentivo per investire nel mercato azionario e ampliare l'orizzonte temporale, sia delle imprese che potrebbero contare su risorse stabilmente destinate alla produzione di beni e servizi».

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