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Monti corre dai marò Ecco lo squallido spot nel silenzio elettorale

Il premier non ha mai deplorato la condotta dell'India né fatto pressioni per liberare i nostri militari. Ma ieri è sceso in campo per fotografi e tv

I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre
I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Ai nostri marò possiamo solo dire «benvenuti». Un soggiorno di quattro settimane in patria è sempre meglio che marcire in India, dove sono stati illegalmente detenuti e affrontano processi senza fine in sfregio a leggi e convenzioni internazionali. D'altronde, l'Italia di Monti non ha mai avuto il coraggio di alzare la voce né di fare serie pressioni su New Delhi o sugli alleati europei. Il governo dei tecnici ha scelto il basso profilo, le gimcane diplomatiche, le trattative sottobanco. Perché il clamore mediatico sulla vicenda, ha detto con rimprovero al nostro giornale, è controproducente. Chi striscia non inciampa, è sempre stato il motto di Monti e compagnia governante. Che, guarda caso, ieri ha abbandonato il basso profilo (mediatico) ed è corso all'aeroporto di Fiumicino assieme al ministro della Difesa per accogliere Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Ah, che cosa si è disposti a fare per i flash dei fotografi e per le telecamere delle tv. Altro che loden, questa è vera eleganza: alla vigilia del voto, quale migliore spot per il premier che lo stringere la mano ai nostri sfortunati fucilieri di Marina? Il Monti style è inconfondibile: approfittare del proprio ruolo istituzionale per rimbalzare sui media nel giorno del silenzio elettorale. Per carità, non ha fatto proclami, non ce n'era bisogno. Contano le immagini.

Ci dica professor Monti, ma che cosa c'era da gongolare? L'India ha forse riconosciuto la giurisdizione italiana ed è terminata l'umiliante odissea dei marò? No, tutt'altro. È trascorso un anno e nulla è cambiato, a parte le licenze. I fucilieri di Marina restano in India, Paese che ha cominciato a prendere a calci l'Italia il 15 febbraio di un anno fa e che continua a farlo senza reazioni da parte del nostro governo. Caro Professore, ma lo sa che New Delhi continua a negare la giurisdizione italiana e che non intende rinunciare al processo contro i nostri due militari? E perché, durante questi lunghi e tormentati dodici mesi, non ha mai speso una parola per deplorare la condotta indiana? Se n'è bellamente infischiato della sorte dei nostri militari e dei riflessi nefasti sull'immagine del nostro Paese nel mondo. Lei e il suo governo avete trasformato una tragedia in farsa, facendo ingoiare rospi indigeribili a tutti gli italiani.

Ci ha raccontato che il credito internazionale dell'Italia era finalmente cresciuto grazie ai suoi interventi e al suo prestigio. Ma se godeva e gode di tanto favore nel mondo, spieghi agli italiani perché non ne ha consumato neppure una briciola per liberare i nostri marò. Lei e i suoi ministri continuate a imbellettare i permessi, rilasciati dalla caritatevole India a Girone e Latorre, come fossero strepitose vittorie.

Elogiate gli stessi giudici che non vogliono riconoscere la competenza della giustizia italiana e che compiono aberrazioni giuridiche contro dei cittadini italiani, anzi, contro dei militari mandati in missione proprio dal suo governo. Ma non avete un filo di dignità? No, ci mancherebbe, altrimenti avreste rinunciato allo strumentale benvenuto ai due marò.

Il nostro giornale, a differenza di lei, ha seguito giorno per giorno l'odissea dei nostri militari e, come tanti italiani, non ci facciamo incantare dalle immagini. Quello che conta sono i fatti e per ora uno solo è certo: il caso marò è stato una Caporetto.

Caro Monti, il gioco della politica è affascinante, lo comprendiamo, ma dopo essere stato sedotto, lei rischia di essere abbandonato.

Dagli italiani.

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