Scienze e Tecnologia

Aiuto, m'hanno rubato Twitter E mi è sparito un pezzo di vita

Un hacker mi ha tolto l'accesso e ora mi sento orfano di news e relazioni sociali. Che, ho scoperto, possono svanire in un attimo. E non c'è nessuno a cui rivolgersi

Aiuto, m'hanno rubato Twitter E mi è sparito un pezzo di vita

Come succede sempre in questi casi, non pensavo che potesse accadere. O accadere proprio a me. Invece è successo: da qualche giorno non posso collegarmi su Twitter, io che sono uno smanettone di discreta caratura. Se compio le operazioni canoniche, digitare il nome e la password di accesso, mi rispediscono al «via», come se non avessi scritto nulla. Riprovo, e la schermata torna identica. Roba da matti. Continuo a richiedere che mi spediscano la password sulla mia posta elettronica, ma non succede nulla: Twitter continua a informarmi se qualcuno ha preso a seguirmi, ma null'altro. Al danno si aggiunge la beffa di persone che mi contattano ma che io non posso contattare. Siccome il mondo 2.0 talvolta è più vero di quella reale, mi si taglia una parte importante di relazionalità, mi si impedisce di fare amicizie. Roba da psicanalista, se continua così. Mi hanno spiegato che probabilmente il mio profilo (che poi, fossi Obama o Fiorello lo capirei pure, ma col mio profilo che ci fate, il frullato…) è stato hackerato, ovvero un pirata informatico si è impadronito del mio accesso al mondo dei cinguettanti, dei surfisti dei 140 caratteri, che poi in gran parte, almeno i miei contatti, sono giornalisti, scrittori, gente di spettacolo, eccetera. In parole povere, sono disconnesso da Twitter. E le mie giornate, lo confesso, stanno cambiando. Non dispongo più degli aggiornamenti secondo dopo secondo, non rido o mi indigno o sghignazzo dell'ultimo tweet postato da qualcuno o ritwittato da qualcun altro, non ho nemmeno l'accesso agli aggiornamenti che forniscono i siti di news di cui sono follower, e così via, privazione dopo privazione. Contate che tutto questo accade mentre in Italia viviamo la nostra bella tempesta politica. Ecco, non so cosa scrive Pigi, cosa Rondolo risponde a Stefano, l'ennesima catalanata di Severgnini, cosa Roncone scrive a Buttafuoco, non so se nel PdL si insultano tra di loro mettendo altri per conoscenza, non so se nel Pd si insultano da soli, non so se Gianna si preoccupa per il suo Enrico e se Ferruccio consiglia l'imperdibile editoriale del Corrierone, se il nostro direttore continua a litigare per le note ballarate, se Grillo insulta qualcuno e poi viene insultato dai liberal dai sopraccigli sempre inarcati, non dispongo degli hashtag che vanno di più in giornata, non riesco a sapere se Casini posta qualche altra foto presaga di nuove alleanze o combinazioni parlamentari, non so di conferme e rapide smentite (ché adesso si smentisce su Twitter, mica tramite agenzia. Sveglia, brontosauri). E, ovviamente, ti arriva la telefonata del collega: «Ma non hai letto l'ultima?» «Dove…», e la so già la risposta «Ma come dove? Su Twitter!». E divento viola, livido di rabbia per questa evirazione della mia protesi telematica preferita. «Qualcuno mi impedisce l'accesso» «Nooooooo. Maddai! Fighissimo!». Non capisco cosa ci sia di straordinario in tutto questo, che mi pare solo una scocciatura immensa. Sarà, vuol dire che il mio profilo avrà dato fastidio a qualcuno, o che sono semplicemente sfigato. Vorrei raccontarlo a qualcuno, vorrei cioè poter scrivere al signor Twitter e spiegargli il mio problema: non riesco più a connettermi, adesso nemmeno dal Blackberry, qualcuno potrebbe darmi una mano? Invece no, continuo a inviare messaggi al servizio assistenza che mi paiono messaggi in bottiglia buttati in un oceano che non conosco, chissà a chi e se arriveranno. Il signor Twitter non so dov'è, non so se esiste, e improvvisamente l'estrema familiarità delle piattaforme 2.0 si rivela per quello che è: una gigantesca illusione, il permesso di accesso a un universo che può esserti inibito in un batter d'occhio, perché un amministratore perfido o un hacker subdolo hanno deciso che devi essere disconnesso e gettato fuori dalla comunità virtuale che ti sei costruito pezzo a pezzo, giorno per giorno, smanettando e digitando, followando e twittando, allegando e cercando di sfoderare il massimo di brillantezza.
Tutto vano: caro Mellone, vedi il tuo bel profilo? Non puoi accedere, guardalo da lontano, come una bella casa che ti sei costruita e a cui una Spectre malefica e mefitica ha messo i sigilli. Ascolta le telefonate di gente che si lamenta perché non rispondi ai messaggi. Ironia della sorte, tutto ciò mi accade quando le ricerche internazionali spiegano che con Twitter si ha la sensazione di «avere il mondo in mano». Al momento io, in mano, ho un pugno di mosche e la disperazione dell'ultimo appello: mister Twitter, la prego, mi faccia riaccedere al mirabile mondo dei cinguettini, mi riconnetta, mi ridia identità e volto.

Le sarò grato per sempre. Suo, @angelomellone

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