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Basta con questi ipocriti. Ora servono maniere forti

Bisogna aumentare la pressione internazionale e fare terra bruciata intorno a un Paese che non si dimostra civile. I veri fuorilegge sono loro

Basta con questi ipocriti. Ora servono maniere forti

Basta. È stato superato ogni limite. L'India non si è presa solo gioco di noi ma sta apertamente oltraggiando il nostro Paese. La corte suprema di New Delhi ha di nuovo rinviato la decisione sui marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre perché il governo indiano non ha ancora trovato un accordo su quale capo d'accusa formulare contro di loro (non escludendo ancora l'ipotesi del terrorismo). Ma che razza di Paese è quello in cui non vengono prese in considerazione neppure le più elementari norme del diritto? Questo è il ventiseiesimo rinvio, sono già passati due anni e i nostri militari li hanno dovuti vivere tra carcere e soggiorno obbligato.

Basta, diciamolo forte: ci hanno rotto le palle. Abbiamo ingoiato rospi indigeribili dal 15 febbraio del 2012 a oggi, dagli sgarbi diplomatici alle forzature giudiziarie fino a quest'ultima, inaccettabile impasse. Non ci stancheremo mai di ripeterlo e lo faremo fino alla nausea: l'India ha violato più volte le convenzioni e il diritto internazionale, in base ai quali è emerso chiaramente che non sia legittimata a processare Latorre e Girone. Perché? Il fatto non è avvenuto in acque territoriali indiane e inoltre un militare in missione per conto di uno Stato ha l'immunità funzionale: in questo caso significa che sarà lo Stato italiano a rispondere delle loro azioni e che i due marò devono essere giudicati in Italia. L'India ha invece fatto la furbetta, calpestando le norme internazionali che lei stessa ha invocato per i suoi militari. Come la missione Onu in Congo, dove nel 2008 è scoppiato uno scandalo che ha coinvolto i caschi blu indiani, i quali sono stati accusati di traffico d'oro e abusi sessuali. Il Congo non ha potuto processarli perché New Delhi, facendosi forte delle convenzioni, li ha rimpatriati e fatti giudicare da un tribunale indiano.

Che banda di ipocriti, siamo stufi dei loro giochetti politici interni. La nostra pazienza e la nostra dignità hanno un limite, che è stato abbondantemente oltrepassato. E ci auguriamo che anche il governo Renzi affili tutte le armi a sua disposizione per agire con fermezza contro questo sopruso. Non basta richiamare l'ambasciatore, è ora di mettere in pratica quelle ritorsioni politico-diplomatiche per far capire all'India che non si può calpestare impunemente il diritto. E le frecce a disposizione sono tante. Mentre si prepara la richiesta di arbitrato internazionale, l'Italia, essendo un membro dell'Ue con diritto di veto, potrebbe bloccare l'accordo di libero scambio tra Unione europea e India. Allo stesso tempo dovrebbe temporaneamente fermare le missioni anti pirateria, che stanno a cuore all'Onu e all'Europa. E se ancora non bastasse, potremmo cominciare a ritirare tutti i nostri soldati dalle missioni delle Nazioni Unite.

Bisogna aumentare la pressione internazionale e fare terra bruciata intorno all'India perché la sua condotta non è degna di un Paese civile. Dobbiamo difendere i nostri diritti, con forza. Perché una nazione come l'Italia, che si sente tanto forte da chiedere ai suoi soldati di andare a rischiare la vita lontano da casa, poi non può abbandonarli al loro destino. «Tutti insieme, nessuno indietro», hanno detto Latorre e Girone alla vigilia del processo. Sì, tutti insieme, nessuno indietro.

È ora di riportarli a casa.

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