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La boxe come il porno: in tv di notte

La Rai trasmette film violenti, ma decide che sui canali sportivi non si sale sul ring prima delle 22.30

Aveva ragione Vittorio Gassman, nella parte di Artemio Altidori, rivolgendosi a Enea Guarnacci, al secolo Ugo Tognazzi, nell'episodio La nobile arte de I mostri, film strepitoso di Dino Risi: «I cazzotti fanno male! Soccontento!». Verissimo, fanno male a quelli della Rai se verrà ufficialmente messa in atto l'abolizione di qualunque diretta televisiva, in prima serata, relativa a incontri di boxe, judo, lotta, karate, taekwondo che saranno dirottati oltre le ore ventitré, così tutelando la cosiddetta fascia protetta. Già ieri sera il campionato di pugilato femminile, previsto per le venti e trenta è stato rimandato a domenica sera, non prima delle ventidue e trenta. Lo hanno deciso i componenti della commissione coordinamento palinsesto Rai (esiste davvero) nemmeno di testa propria ma su direttiva della commissione di vigilanza per il rispetto delle fasce protette (esiste anche questa). È un momento difficile per l'Ente di Stato, sono cambiati i vertici, la base è agitata, difetta la comunicazione, il digitale terrestre è una bufala gigantesca captabile solo attraverso sedute spiritiche e si preannunciano azioni legali clamorose di risarcimento danni, i budget dei programmi sono sotto schiaffo, si scorge il luccichio di forbici. Dunque è comprensibile che al centro del ring Tarantola e Gubitosi, come Altidori e Guarnacci di cui sopra, siano suonati e attendano il gong per andare all'angolo e riprendersi.
Ma questa del bollino rosso sui cosiddetti sport di contatto è l'ultima idiozia di un sistema alla deriva. I Giochi dell'Olimpiade, proprio con il successo delle discipline che rischiano l'oscuramento, non sono serviti a nulla se non a dirottare molti abbonati su Sky sport, senza rischi di effetto puzzle.
Intanto si segnalano già reazioni preoccupanti e preoccupate: panico in casa di Rosario Tindaro Fiorello che interpreta uno spot nella parte di un pugile terrorizzato da un incubo, la pubblicità rischia di slittare in seconda serata. Così come i film di Bud Spencer dove girano i cazzotti come mosche o le fiction di Primo Carnera e di Tiberio Mitri, per non dire di Stallone e di De Niro con Rocky e Toro Scatenato, per citare i film più recenti ma l'elenco sarebbe lunghissimo oltre le dodici riprese.
Siamo in pieno cabaret Rai, dunque, perché qualche anima santa ritiene che abolito Carosello i pupi non vadano più a letto presto e possano essere condizionati da immagini di pugni e di sangue (tranne la boxe, dove sono?). Forse una partita di calcio, con i cori beceri, i colpi proibiti, i fumogeni, gli sputi e le bestemmie rientrano nella fascia protetta e portano alla preghiera della notte? Il tiro con l'arco invita a munirsi di armi? Il rugby suggerisce di trasferire la mischia nel cortile dell'asilo o di scuola? E che facciamo delle immagini cruente e terribili dalle zone di guerra mandate in onda durate i telegiornali?
Ma dove sta il problema? Dove il pericolo? Perché lo sport deve pagare laddove il resto supera gratis e con astuzia l'ostacolo, a qualunque ora e proprio sulle reti di Stato? La nobile arte diventa, per pensiero e parole delle varie commissioni, una disciplina di violenza. Judo e lotta libera stimolano l'istinto di aggressione tra minorenni. Roba da matti.
Il capo di Rai Sport dice che trattasi di «misura precauzionale in attesa di fare chiarezza». Dunque la visuale è offuscata, capita ai pugili. Ma non soltanto a loro.
Aveva ragione Artemio Altidori, i cazzotti fanno male.
Ultima ora e post scriptum: Rai informa che «lo slittamento a domenica del campionato femminile di pugilato non ha avuto a che fare con la fascia protetta o con la presunta violenza dello sport in questione e non c'è alcuna disposizione che vieti la trasmissione di discipline sportive come judo, karate e boxe».

Rai smentisce ma non dice a quale ora andranno in onda. Confermo, soccontento, i cazzotti fanno male!

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