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Contro gli euroscettici persino a Strasburgo tira aria di larghe intese

Gli storici avversari Ppe e Pse pensano a un asse contro le forze anti Unione, dai grillini alla Le Pen

Contro gli euroscettici persino a Strasburgo tira aria di larghe intese

Roma - Euroscettici (più o meno) uniti, all'assalto del Parlamento di Strasburgo. Il voto si avvicina e a meno di sei mesi dall'apertura delle urne, sondaggi, scenari e timori sulla futura composizione dell'assemblea si moltiplicano. Le elezioni del 22-25 maggio sono vissute dentro il Ppe e il Pse come una sorta di prova della verità, un rischiatutto politico in cui le due principali famiglie europee si giocano un enorme patrimonio di credibilità. Il pericolo di una slavina euroscettica è ben chiaro a tutti ma l'entità della valanga è tutto da definire.

C'è chi sostiene che si sta soffiando sul fuoco per niente e alla fine gli equilibri non cambieranno più di tanto. Ma c'è anche chi vede nell'alleanza dei populisti uno dei fattori fondamentali della prossima assemblea, con la formazione di una terza forza destinata a sconvolgere gli equilibri del nuovo Parlamento. Se il boom euroscettico dovesse davvero avvenire, anche la tradizionale e storica contrapposizione Ppe-Pse dovrebbe essere rivista. Nessuno a Strasburgo ne vuole parlare troppo perché si teme di favorire la disaffezione, trasmettendo il messaggio che sia tutto già scritto. Ma le larghe intese in salsa europea - una sorta di compromesso storico attraverso cui difendere i valori dell'Ue - rappresentano una ipotesi non solo di scuola.
Sotto la lente, nei ragionamenti dei principali partiti, non c'è solo il possibile balzo in avanti delle forze euroscettiche, da Marine Le Pen ai grillini, ma soprattutto la possibilità che queste formazioni possano unirsi, trovare un terreno di lotta comune e acquisire capacità reale di incidere oltre la semplice protesta. Nei giorni scorsi il quotidiano belga De Morgen ha parlato esplicitamente di «un accordo segreto dell'estrema destra continentale» in vista delle Europee che coinvolgerebbe i fiamminghi del Vlaams Belang, il Front National francese, il Partito della libertà olandese, i liberalnazionali austriaci del Fpö, ma anche la nostra Lega Nord.

Nel Ppe circola il timore di poter perdere una cinquantina di seggi rispetto agli attuali 265, il Pse dovrebbe mantenere i suoi (è sui 180), o forse toccare quota 200. Se questo avvenisse, ragiona qualcuno, la possibilità di dover venire a patti tra le due principali forze su un numero significativo di dossier potrebbe prendere corpo. A Strasburgo gli euroscettici e le forze contrarie al centralismo burocratico sono già riunite nel Gruppo europa della libertà e della democrazia che può contare su 32 eletti, due terzi dei quali appartengono all'Ukip di Nigel Farage e alla Lega. Il resto del gruppo è molto spezzettato tra i Veri finlandesi, il Partito del popolo danese, il Partito popolare danese o il Laos greco (partito popolare ortodosso). Con le percentuali che i sondaggi assegnano oggi agli euroscettici – oltre il 20 per cento per Le Pen e l'austriaco Strache e tra il 10 e il 15 per cento per Wilders e gli indipendentisti fiamminghi del Vlaams Belang - un gruppo che li riunisse tutti potrebbe triplicare la consistenza attuale e moltiplicare la capacità di incidere sulle decisioni.

Di certo nel campo degli euroscettici già nello scorso novembre una alleanza era stata definita: quella tra la presidente del Fn, Marine Le Pen e il capo dei populisti olandesi Geert Wilders. Un primo passo verso il raggruppamento di tutti gli euroscettici. Per costituire un gruppo all'interno del Parlamento Ue c'è bisogno di almeno 25 deputati. Il Fn conta attualmente su 3 deputati, mentre Wilders ne ha 4. Secondo alcune proiezioni i populisti-euroscettici potrebbero toccare quota 90 deputati o rompere la soglia dei 100. Se a questi si aggiungono i parlamentari di estrema sinistra si potrebbe arrivare a 160-170 o anche qualcosa di più (su un totale di 751). E c'è anche chi sogna di poter pescare qualcosa tra i Conservatori e Riformisti europei (di euroscetticismo più moderato). Insomma se la possibilità per gli euroscettici di diventare determinanti è un'ipotetica dell'irrealtà, la radicalizzazione dell'assemblea è uno scenario probabile.

Così come la necessità di convergenze e alleanze di necessità tra storici avversari.

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