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Covid, stretta su Speranza, Lorenzin e Grillo: gli atti al Tribunale dei ministri

La Procura di Roma ha trasmesso al Tribunale dei ministri il fascicolo d'indagine relativo ai tre ex titolari della Salute: viene contestata l'omessa istituzione/rinnovo del Comitato nazionale per la pandemia

Covid, stretta su Speranza, Lorenzin e Grillo: gli atti al Tribunale dei ministri

Una delle tante notizie nell'ambito dell'inchiesta sul Covid-19 era arrivata a inizio marzo, quando una parte degli atti dell'indagine della Procura di Bergamo sulla gestione dell'emergenza Coronavirus era stata trasmessa alla Procura di Roma per competenza territoriale. Ora arriva un ulteriore sviluppo su questo fronte: a sua volta piazzale Clodio ha trasmesso al Tribunale dei ministri il fascicolo relativo alle posizioni di Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo.

Il fascicolo su Speranza, Lorenzin e Grillo

Questa parte dell'inchiesta intende far luce sull'operato dei tre ex ministri della Salute: nei loro confronti viene contestato di essere "i responsabili dell'omessa istituzione/rinnovo del Comitato nazionale per la pandemia". Il trasferimento del fascicolo a Roma era dettato dalla competenza territoriale. A questo punto sarà il Tribunale dei ministri a effettuare le dovute valutazioni sulle posizioni di coloro che in passato hanno svolto il ruolo di titolare del dicastero della Salute.

L'enigma sulla zona rossa

Un altro fronte assai caldo per quanto riguarda l'indagine sul Covid-19 è quello relativo alla mancata zona rossa in Val Seriana, un tema che ha fatto discutere a lungo e su cui sarà necessario fare chiarezza. Sul punto ci sono versioni contrastanti tra l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Ecco perché bisognerà mettere in ordine quanto accaduto in quel momento drammatico e porre sotto la lente di ingrandimento il rimpallo di responsabilità.

Dal suo canto l'ex primo ministro, secondo l'Ansa, avrebbe dichiarato che le interlocuzioni "sono state solo con il presidente Fontana ed escludo che mi sia stata chiesta l'istituzione di una zona rossa per Nembro e Alzano". Invece il governatore della Regione Lombardia avrebbe riportato una narrazione differente e avrebbe sottolineato di credere nella realizzazione della zona rossa: "Che poi sarebbe stata utile non so dire, però a Codogno aveva funzionato. La nostra proposta è stata quella di istituire la zona rossa".

Quel verbale su Conte

Su questo punto, sempre stando a quanto appreso e riferito dall'Ansa, è spuntato un verbale che potrebbe inchiodare Giuseppe Conte alla luce della versione di Giovanni Rezza. Il direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute avrebbe parlato della posizione della Regione Lombardia: "Mi sembrava vi fosse adesione".

Non solo: Rezza si sarebbe espresso anche sull'atteggiamento in quel momento del presidente del Consiglio, che avrebbe affrontato il tema senza una linea netta e ben definita. "Mi sembrava che il presidente del Consiglio non fosse convinto e avesse bisogno di un forte supporto per convincersi della opportunità di istituire la zona rossa [...] Il presidente del Consiglio mi sembrava fosse dubbioso; ho avuto l'impressione che volesse elevare il livello del controllo all'intera regione [...

] Mi sembrava titubante in relazione all'impegno di forze dell'ordine per delimitare il cordone sanitario", avrebbe detto Rezza.

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