Scandalo Mps

"Falce e sportello": le mani Pd sulle Fondazioni delle banche

Le fondazioni bancarie, comprese quelle che controllano le più importati banche nazionali, sono zeppe di ex sindaci, ex parlamentari, ex politici targati Ds-Margherita-Pd. Siena è un feudo rosso

"Falce e sportello": le mani Pd sulle Fondazioni delle banche

Falce e sportello, per parafrasare il libro del patron di Esselunga sul sistema coop. In effetti le due cose, affari e credito bancario, si legano tra loro, ma tramite le fondazioni anche a una terza, eclatante nella vicenda Mps: le mani della politica sulle banche (e così a cascata sul credito, cioè sulle imprese, cioè sugli affari...). Il Pd in questo campo si è dato piuttosto da fare. Le fondazioni bancarie, comprese quelle che controllano le più importati banche nazionali, sono zeppe di ex sindaci, ex parlamentari, ex politici targati Ds-Margherita-Pd.

Incominciando dalla Compagnia di San Paolo, azionista al 9,7% di Intesa San Paolo. Il presidente della fondazione torinese è proprio l'ex sindaco piddino del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino, che ha preso il posto dell'avvocato Angelo Benessia, advisor di Monte dei Paschi nella vicenda Antonveneta. Fino al luglio 2011 nel consiglio di sorveglianza di Intesa c'era Ferdinando Targetti, ex deputato dei Ds. Si calcola che su circa 150 consiglieri di fondazioni bancarie con un passato politico, quasi cento siano di area Pd. Dopo il colosso Intesa, arriva Unicredit, e anche lì c'è lo zampino di partito. Nel cda della banca, neppure della fondazione, siede l'ex presidente di centrosinistra della Provincia di Cuneo, Giovanni Quaglia, insieme a Marianna Li Calzi, sottosegretario del governo D'Alema e poi di quello Amato.

La Fondazione Monte dei Paschi è il regno della politica. Gabriello Mancini, il presidente, è del Pd area ex Margherita, ex presidente del consiglio regionale della Toscana. I consiglieri di amministrazione di Banca Mps, Demartini e Serpi, sono dati in quota «cattolici del Pd», mentre Marco Turchi è considerato vicino a Massimo D'Alema e il consigliere Turiddo Campaini è presidente di Unicoop Firenze. A Siena capita di uscire da Mps per fare il sindaco e poi tornarci. È successo all'ex sindaco Pierluigi Piccini, tornato nel gruppo con un «pensionamento» da sogno al vertice di Mps Bank a Parigi, ma pure all'ex sindaco Ds (per dieci anni) Maurizio Cenni, Ds-Pd, rientrato al Monte dei Paschi come vicedirettore Mps gestione crediti. Nel Cda della controllata Antonveneta invece c'è stato fino a poco tempo fa il figlio di Luigi Berlinguer, ex ministro e garante delle liste elettorali del Pd.

Ma non è solo a Siena che il Pd sta allo sportello. Tra i soci della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna troviamo l'ex premier Romano Prodi, e insieme a lui l'ex ministro dei governi Amato, Giancarlo Tesini, e l'ex parlamentare Pci, Antonio Rubbi. Consigliere della Cassa di Risparmio di Ravenna è un ex parlamentare dei Ds, Giordano Angelini, mentre piddino è Pier Giorgio Bettoli, presidente della Fondazione Monte cassa risparmio di Faenza, come pure Stefano Zanoli, consigliere della Fondazione cassa di risparmio di Carpi. Ex democristiano ora piddino è anche il decennale presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, l'ex sindaco Luigi Squillario. E poi molte altre caselle minori delle tante a disposizione della politica nelle banche. Senza dimenticare l'ex ministro diessino Franco Bassanini, a capo della Cassa depositi e prestiti, una sorta di superbanca pubblica.
Quote minori hanno il centrodestra e l'Udc. Vicepresidente di Banca Carige è Alessandro Scajola, fratello. Mentre Alessandro Caltagirone, figlio del costruttore romano Caltagirone e fratello della moglie di Casini, ha un posto nel Cda di Unicredit. Il casiniano Marco Staderini, già membro del Cda Rai per conto dell'Udc, è invece nel consiglio della Fondazione San Paolo. «Le banche non sono asservite alla politica», tuonò tempo fa Giuseppe Guzzetti, presidente dell'organismo di rappresentanza delle fondazioni bancarie. Rispondeva a un autorevole professore che sul Corriere aveva scritto: «Le banche sono una sorta di governo occulto».

Chi era costui? Incredibile a dirsi, Mario Monti.

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