Francesco vuole subito le carte segrete dello Ior

Francesco vuole subito le carte segrete dello Ior

All'indomani delle dimissioni del direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani, e del suo vice Massimo Tulli, nei corridoi dell'Istituto per le Opere di Religione non si parla d'altro. Chi sarà il prossimo a lasciare? È questa la domanda che si fanno in queste ore i dipendenti della «banca vaticana», perché l'addio dei vertici dell'istituto è l'ennesima conferma che Papa Francesco sia intenzionato ad andare avanti senza intralci nell'opera di pulizia delle finanze vaticane. «Quello delle dimissioni mi sembra sia un episodio che si innesta in quella che è la volontà precisa del Papa» conferma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Parole che rafforzano ancora di più l'idea secondo cui Bergoglio abbia già avviato la sua «rivoluzione vaticana», trovando un perfetto alleato anche nella magistratura italiana.
Nel frattempo, dopo tre anni di indagini, la procura di Roma ha concluso l'inchiesta sullo Ior per violazione delle norme antiriciclaggio: coinvolti sia Cipriani che Tulli, indagati per «aver avallato operazioni finanziarie illecite» di oltre 20 milioni di euro, e che ora rischiano il rinvio a giudizio. Verso l'archiviazione invece la posizione dell'ex presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, Ettore Gotti Tedeschi.
In Vaticano però i riflettori sono tutti puntati sul lavoro del Pontefice e su quello della commissione speciale di referenti: la task force creata dal Papa il 24 giugno scorso e incaricata di indagare sull'Istituto, sta iniziando a studiare le prime mosse in vista della riforma d'ottobre. I cinque membri, guidati dal cardinale salesiano Raffaele Farina, non si sono ancora riuniti e presto incontreranno il Papa a Santa Marta per capire come procedere e per ricevere un mandato preciso. L'incontro con Bergoglio dovrebbe essere non prima della prossima settimana: si aspetta il rientro a Roma del cardinale Jean-Louis Tauran da un viaggio in Bielorussia e il ritorno del Papa dal suo primo viaggio in Italia, sull'isola di Lampedusa.
La commissione non interferirà con l'attività e le procedure dell'Istituto per le Opere di Religione ma visiterà comunque la struttura finanziaria per la raccolta di documenti: monsignor Juan Ignacio Arrieta, vescovo dell'Opus Dei e coordinatore della commissione, insieme al segretario, monsignor Peter Wells, assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato Vaticana, sarà il primo a metter piede dentro lo Ior. Il loro compito è quello di reperire dati e informazioni per poi redigere delle relazioni da consegnare periodicamente a Papa Francesco, che ha chiesto chiaramente di essere informato in corso d'opera.
Nel frattempo l'inchiesta a carico di monsignor Nunzio Scarano, l'ex dipendente del Vaticano arrestato dalla Guardia di Finanza insieme a un broker finanziario e a un ex 007 per corruzione e truffa, prosegue: in attesa di capire se al sacerdote saranno concessi i domiciliari in parrocchia a Salerno, ieri sono state diffuse nuove intercettazioni telefoniche che riguardano stavolta le conversazioni tra il prelato e i vertici della gendarmeria vaticana.

Ma a proposito del coinvolgimento della sicurezza d'Oltretevere nell'inchiesta della Procura di Roma, dal Vaticano filtra la notizia secondo cui la Gendarmeria avrebbe segnalato da tempo all'intelligence italiana i comportamenti anomali dell'ex agente dei servizi segreti italiani Giovanni Maria Zito. La «polizia del Papa», già nel novembre 2012, aveva informato le autorità italiane anche su altri «elementi degni di approfondimento» riguardanti l'attività di monsignor Scarano al di fuori del territorio vaticano.

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