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Intercettazioni, l'allarme di Assange: «Con 10 milioni intercettano un paese»

In una intervista al Guardian, rilasciata dall'ambasciata ecuadoriana a Londa dove vive rinchiuso, il fondatore di Wikileaks racconta come cambia il Grande Fratello. Fantasie? Mica tanto

Intercettazioni, l'allarme di Assange: «Con 10 milioni intercettano un paese»

É una lunga intervista, quella rilasciata da Julian Assange al giornalista del Guardian che gli ha fatto visita nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove il fondatore di Wikileaks vive rinchiuso da quasi sei mesi per evitare l'estradizione in Svezia dove è atteso da un processo per stupro. Una intervista tutt'altro che compiacente: Assange accusa il Guardian di averlo fregato, tradendo gli accordi presi al momento della pubblicazione dei file segreti di Wikileaks; il giornalista lo sta ad ascoltare ma ipotizza apertamente che si tratti di un paranoico; e così la parte più interessante dell'intervista rischia di restare il ritratto del fuggiasco, dell'uomo che vive chiuso in un appartamento da cui continua però a dialogare via Internet col mondo; e dove un lettino a raggi Uva prende il posto della luce del sole, che chissà quando Julian riuscirà a rivedere («non escludo di vivere qui dentro per il resto dei miei giorni»).
Peccato, perchè in questo modo rischia di venire perso di vista o essere sottovalutato uno dei passaggi cruciali del racconto di Assange: quello in cui l'intervistato racconta di come sta cambiano il mondo delle intercettazioni, alzando il velo su una mutazione di cui finora si parla poco. Ma che, come ben sanno gli addetti ai lavori, è assolutamente reale. E promette di rivoluzionare in poco tempo il nostro rapporto con la privacy, o quel poco che già oggi ne rimane. É uno scenario simile a quello che viene raccontato dal serial tv «Person of interest», che i telespettatori considerano probabilmente fantascienza. Sbagliando di brutto.
Ecco cosa racconta Assange al Guardian: «Gli ultimi dieci anni hanno visto una rivoluzione nella tecnologia delle intercettazioni, dove siamo passati dalla intercettazioni tattiche alle intercettazioni strategiche. L'intercettazione tattica è quella che tutti conosciamo, dove alcuni soggetti diventano oggetto dell'interesse dello Stato o dei suoi amici: attivisti, trafficanti di droga, eccetera. I loro telefoni vengono intercettati, le loro mail vengono intercettate, i loro amici vengono intercettati, e via di questo passo. Siamo passati da questa situazione alla intercettazione strategica: dove qualunque cosa entra o esce da un paese, e per alcuni paesi anche le comunicazioni interne, viene intercettato e immagazzinato automaticamente e permanentemente. Permanentemente. É più efficace immagazzinare tutto che andare alla ricerca di chi vuoi intercettare».
Il cambiamento è dovuto in parte alle economie di scala: i costi delle intercettazioni si sono dimezzati ogni due anni, mentre la popolazione mondale si raddoppia ogni due. «Così siamo arrivati al punto di congiunzione critico dove è possibile intercettare chiunque - ogni sms, ogni mail, ogni telefonata. Un kit prodotto in Sudafrica può immagazzinare e indicizzare l'intero traffico annuale di comunicazione di un paese di media grandezza a meno dieci milioni di dollari all'anno». Fantasia? Niente affatto. Assange non indica singoli paesi. Ma nell'ambiente degli intercettatori si dice da tempo che Israele proceda all'immagazzinamento dei dati di cui parla il fondatore di Wikileaks.
Senza contare, ricorda Assange, i danni di Facebook: «Nella Germania Est la Stasi aveva arruolato il 10 per cento della popolazione. In Islanda la penetrazione di Facebook è arrivata all'88 per cento della popolazione».

Ma questo già si sapeva.

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