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Milioni di intercettazioni Obama supera pure Bush

La compagnia telefonica Verizon obbligata con ordine segreto a fornire per tre mesi i tabulati delle chiamate di tutti i suoi utenti

Milioni di intercettazioni Obama supera pure Bush

L'America di Barack Obama intercetta i suoi cittadini. Dieci, cento, mille, diecimila, centomila, un milione, due milioni, dieci milioni, venti milioni. Una quantità enorme di conversazioni telefoniche schedate e un numero indefinito di americani controllati e mappati. L'ha scoperto il quotidiano britannico Guardian, l'ha scritto ed è diventato il caso del giorno. La National Security Agency, una delle agenzie anti-terrorismo di Washington, ha fatto sorvegliare le comunicazioni degli utenti della popolare compagnia telefonica Verizon. Tre mesi di tabulati telefonici: praticamente è stata spiata ogni chiamata partita da e per quei cellulari. Un'operazione di controllo a tappeto enorme che la Casa Bianca ha confermato e rivendicato. Perché non l'ha fatto per sport, ovviamente. Non l'ha fatto per gossip. L'ha fatto come arma di difesa anti-terrorismo. Ecco, conviene riflettere. Perché tralasciando un momento la discussione sul fondamentale diritto alla privacy, vale la pena fare qualche considerazione politica. Perché per quasi un decennio, per tutto il periodo post 11 settembre 2001, quando l'America varò il Patriot Act, quando praticamente mezzo mondo parlò di congelamento delle garanzie democratiche nella terra delle libertà, l'amministrazione Bush fu considerata come un orco cattivo che seppellisce i diritti. Dicevano tutti: quella legge varata sull'onda emotiva degli attacchi alle Torri Gemelle è un insulto alla stessa identità dell'America. Dibattito interessante che oltre dieci anni dopo, però, non può essere archiviato solo perché cambiano i protagonisti. La verità, semplice, chiara, evidente è che Barack Obama non ha modificato di una virgola norme, comportamenti e pratiche di sicurezza nazionale. Di più: le ha inasprite. Non siamo passati da un semidittatore cattivo a un attivista dei diritti civili: parliamo del presidente degli Stati Uniti e basta. Cambia il nome, cambia l'allure, resta l'identica sostanza. Barack Obama e il Congresso per metà in mano ai Democratici hanno prorogato il Patriot Act bushiano e lo applicano alla lettera. Le chiamate intercettate ne sono l'ultima prova.

C'è altro ovviamente. Nella guerra al terrorismo mondiale, l'America di Obama e la sua amministrazione colpiscono i nemici con gli attacchi dei droni (gli aerei senza pilota) più di quanto facesse Bush. E lo fa spesso anche in territorio alleato, come in Pakistan. Il presidente non ha chiuso la tanto criticata (in Europa) prigione di Guantanamo. Già detto altre volte, ma conviene ripeterlo: sulla sicurezza nazionale Obama avrebbe scavalcato a destra il suo predecessore. È puntualmente successo. Ha avuto molti falchi tra i suoi consiglieri, ha scelto due repubblicani per guidare il Pentagono. È stato lui a uccidere Osama Bin Laden con un'operazione al limite, come solo le operazioni dei servizi segreti e delle forze speciali sanno essere e devono essere. Non è stato un fiorettista, Obama. Non lo è. Per fortuna dell'America e per fortuna dell'Occidente. La mastodontica campagna di intercettazioni voluta e fatta dalla Nsa e avallata dalla Casa Bianca rientra in questa logica: se bisogna difendersi, se bisogna prevenire un altro 11 settembre, non si va per il sottile. Obama è come Bush. È l'informazione che è diversa, sono i network e i giornali che l'hanno dipinto all'opposto, perché faceva comodo. Scoprire che lui fa spiare milioni di americani, mette sotto controllo i loro telefoni, dev'essere una brutta sensazione per chi ha cercato disperatamente di occultare una verità che non faceva chic. Il Guardian (guarda caso una testata straniera) ha svelato una cosa ovvia, ma dirompente. Adesso, solo adesso, possiamo parlare di diritti. Adesso, solo adesso, possiamo parlare di libertà.

E se è giusto o no toglierla.

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