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Alitalia-Etihad, scoppia la "mina" di Malpensa

Maroni: "Pronti a reagire". E il governo ha un problema in più

Etihad, guidata dall'ad James Hogan
Etihad, guidata dall'ad James Hogan

Potrebbe arrivare oggi la lettera d'intenti con la quale Etihad elencherà le condizioni per entrare nel capitale di Alitalia, dopo essere stata approvata dal cda della compagnia Abu Dhabi. Ma sulla via del negoziato si infiamma il problema politico legato ai due aeroporti milanesi, Linate e Malpensa, che si aggiunge al già spinoso nodo dell'occupazione (si dice 2-3mila esuberi) e alle richieste strutturali avanzate dagli emiri: l'alta velocità e la riclassificazione degli scali.

Con toni accesi il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ieri ha detto: «Per favorire Etihad e salvare Alitalia sarà sacrificata Malpensa. Il governo e il ministro Lupi lo sanno. Se succede, reagiremo, ci sono tanti modi per farlo». A tutela dello scalo intercontinentale secondo Maroni «ci sarà un'alleanza dei territori» contro Roma. Si ripropone tema dei due aeroporti milanesi, entrambi gestiti dalla Sea, in concorrenza tra loro. Una delle condizioni «infrastrutturali» poste da Etihad è la liberalizzazione del traffico a Linate, che dalla fine degli anni Novanta è sottoposto a limiti quantitativi e qualitativi (solo voli verso Italia e capitali europee, massimo 18 movimenti all'ora) creati per non interferire troppo sull'attività di Malpensa. Ma il mercato preferisce Linate ed Etihad vi vede un'occasione di sviluppo per il traffico di Alitalia, soprattutto se si potesse realizzare un collegamento con l'hub di Abu Dhabi, da dove proseguire per l'Est del mondo.

Malpensa naturalmente ne soffrirà, ma non si può non ricordare che gli obiettivi per i quali era nata sono stati sconfitti due volte: nel 2000, quando abortì l'alleanza tra Alitalia e Klm, e nel 2007-2008, con il profondo ridimensionamento dell'attività dell'ex compagnia di bandiera nello scalo (il dehubbing). Gli anni successivi sono stati difficili, con l'affannosa ricerca di compagnie sempre nuove e con il rischio incombente di diventare un aeroporto prevalentemente low cost. Malpensa tuttavia ha sempre avuto nella Lega – che proprio in quel territorio ha la culla – uno strenuo difensore e non stupisce dunque l'allarme sollevato da Maroni (che ieri ha fatto marcia indietro sulla sua volontà di far entrare la Regione nell'azionariato della Sea). Proprio perché si tratta di una vicenda politica, nella politica troverà la sua soluzione. Grazie all'Expo alle porte non sarà difficile per Alitalia-Etihad concedere una sorta di compensazione per lo scalo, basando nuovi voli intercontinentali di Alitalia (verso Cina, Asia, Americhe, una decina in tutto) che possano, soprattutto, quietare gli animi. Dopo l'Expo, si vedrà.

Tornando alla lettera di Etihad, la lunga serie di richieste sarà sottoposta al consiglio di Alitalia che dovrebbe riunirsi tra domani e mercoledì. Il documento conterrà un'offerta economica e l'architettura per concretizzarla; Etihad verserà una quota in conto aumento di capitale – si parla di 300 milioni per una partecipazione tra il 40% e il 49% - e altri 200 milioni con altre forme di finanziamento. Alla chiusura dell'operazione – attesa non prima dell'estate – Alitalia avrà un piano industriale mirato al pareggio nel 2017 e una flotta più orientata al lungo raggio. Anche il nodo legato alle banche chiamate a ristrutturare una massiccia porzione di crediti (400-500 milioni), sembra in via di soluzione.

Unicredit e Intesa, già azioniste, accetteranno di convertire in capitale parte del credito.

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